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Esteri
Guerra Ucraina, pressing di Usa e G7: persino la Svizzera non è più neutrale
Tifosi di calcio della nazionale svizzera

Vacilla il mito della Svizzera neutrale: aiuti all'Ucraina su pressing degli Usa

“In Italia vi furono guerre, omicidi e terrore, ma vennero fuori Michelangelo, Leonardo e il Rinascimento. In Svizzera non vi fu che amore fraterno, ma in 500 anni di quieto vivere che cosa è venuto fuori? L’orologio a cucù". La celeberrima e ovviamente ingiusta e ingenerosa affermazione fatta dal personaggio interpretato da Orson Welles nel film "Il terzo uomo" incastonava ancora una volta la storica neutralità della Svizzera, che sembrava sarebbe stata eterna anche nell'epoca della guerra fredda.

Invece la crescente polarizzazione e i venti bellicosi che soffiano tra occidente e Russia, ma soprattutto tra Stati Uniti e Russia (con la Cina in questo caso sullo sfondo), persino un bastione della neutralità come la Svizzera è costretta a scegliere da che parte stare. Berna ha infatti dichiarato che spenderà circa 2 miliardi di dollari per aiutare l'Ucraina con assistenza umanitaria e allo sviluppo nei prossimi sei anni.

La decisione arriva dopo che i governi occidentali hanno alzato il pressing sulla Svizzera, affinchè faccia di più per aiutarla a difendersi dalla Russia. Il governo svizzero ha confermato le dichiarazioni rilasciate nei giorni scorsi a Washington dal ministro degli Esteri Ignazio Cassis, secondo cui il governo svizzero fornirà 1,8 miliardi di franchi svizzeri (circa 2 miliardi di dollari) fino al 2028, aggiungendo 1,5 miliardi ai 300 milioni già stanziati per quest'anno e per il prossimo. 

Di questi, sostiene Fox, circa 650 milioni di franchi sono stati riservati per aiutare l'Ucraina nella ricostruzione. Una mossa arrivata non a caso durante un viaggio negli Usa. Gli svizzeri si sono posizionati tra i principali Paesi che guardano con interesse agli sforzi di ricostruzione dell'Ucraina e a luglio hanno ospitato una conferenza internazionale sulla questione nella città meridionale di Lugano. Ma altri Paesi occidentali hanno fatto pressione sulla Svizzera affinché facesse di più su altri fronti: diversi Paesi membri dell'Unione Europea hanno espresso la loro frustrazione per il fatto che Berna non li ha autorizzati a inviare all'Ucraina armi di fabbricazione svizzera e altre attrezzature militari che hanno acquistato.

Il pressing di Usa e G7 sulla Svizzera

Nel frattempo, il quotidiano svizzero Handelszeitung ha riportato che il G7 - composto da Regno Unito, Canada, Francia, Germania, Italia, Giappone e Stati Uniti - questo mese ha inviato una lettera alle autorità svizzere per chiedere un'azione più incisiva per rafforzare le sanzioni internazionali contro la Russia per l'invasione dell'Ucraina. Gli svizzeri sostengono che la loro neutralità, prevista dalla Costituzione, impedisce non solo di inviare armi ai combattenti in zone di guerra attiva come l'Ucraina, ma anche di permettere ad altri Paesi di spedire materiale bellico di fabbricazione svizzera alle parti in lotta.

Ad aggiungersi sul tema, anche il fatto che l'Associazione svizzera dei banchieri stima che 150-200 miliardi di franchi di asset siano detenuti dai russi nelle banche svizzere. Il governo svizzero ha fatto notare di essersi allineato e di aver aderito a una serie di sanzioni economiche contro i russi e gli interessi russi varate dall'Unione Europea. Ma evidentemente il pressing incessante arriva anche su Berna per fare di più. Mentre il mondo continua a procedere verso una divisione sempre più netta.

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