Esteri

Trump nomina Charles Kushner ambasciatore a Parigi, svelato il legame tra élite israeliane e Usa

di Alessandra M. Filippi

La nomina di Charles Kushner, immobiliarista ebreo-americano, come ambasciatore USA in Francia sottolinea la connessione fra le élite israeliane e statunitensi

Trump nomina Charles Kushner ambasciatore a Parigi, svelato il legame tra élite israeliane e Usa 

Al netto delle polemiche che hanno scatenato, i mandati di arresto per Netanyahu e Gallant emessi dall’International Criminal Court (ICC) lo scorso 21 novembre rappresentano una pietra miliare, un atto di legalità che si staglia come un menhir nel compromesso scenario internazionale. Per la prima volta, capi di stato alleati degli occidentali sono stati chiamati a rispondere per crimini di guerra e contro l’umanità. La ICC ha opposto una resistenza "tibetana" alle pesanti minacce di alcuni senatori americani, il cui comportamento ricorda più quello dei gangster mafiosi che dei rappresentanti della "prima democrazia mondiale". Con altrettanta fermezza, si appresta ad affrontare le paventate sanzioni annunciate dal governo Biden come ritorsione per la “scandalosa decisione”.

Discutibili le reazioni di alcuni paesi europei, le cui posizioni scomposte riflettono una mancanza di coerenza politica. Nazioni come Francia, Ungheria e, con rincrescimento, anche l’Italia, dimostrano quanto sia scomodo seguire la giustizia e quanto radicato sia il principio del doppio standard: la ICC, a quanto pare, è accettata solo per giudicare i "bulli" del Secondo e Terzo Mondo, non certo quelli del Primo. L’accusa più significativa contro Netanyahu e Gallant riguarda l’uso della fame come arma di guerra: un crimine difficilmente contestabile, date le numerose dichiarazioni e azioni fatte da entrambi negli ultimi 15 mesi.

 

Dal 7 ottobre 2023 Israele e il suo esercito, invocando la presenza di Hamas, giustificano l’eccidio del popolo palestinese e la distruzione sistematica di tutte le infrastrutture civili della Striscia di Gaza. La giurisprudenza internazionale non prevede eccezioni che giustifichino l’assedio e la morte per fame di milioni di persone. Il mandato dell’ICC, basato su leggi codificate, non può essere messo in discussione da nessuno, nemmeno da chi non ha sottoscritto il Trattato di Roma. Sebbene non restituirà la vita alle decine di migliaia di morti palestinesi, alle centinaia di migliaia di feriti, mutilati, dispersi, segna un cambiamento epocale, riconoscendo la sofferenza di un popolo e il suo diritto a lottare per giustizia, libertà e autodeterminazione.

Questo atto giuridico mette a nudo l’ipocrisia degli stati firmatari del Trattato di Roma, tra cui l’Italia. Colpisce, fra tutte, la posizione della Francia che, probabilmente influenzata da pressioni israeliane e interessi economici regionali, ha sostenuto un fragile cessate il fuoco, coincidente con la transizione presidenziale americana. Israele ha già violato questa tregua decine di volte, mentre Netanyahu mira a sfruttare la futura amministrazione Trump per consolidare il progetto messianico della "Grande Israele": annettere la Cisgiordania, ricolonizzare Gaza, giudaizzare Gerusalemme e oltre.

Israele, privo di confini definiti e con una costituzione incompleta basata sulla Torah, sogna di annettersi le terre bibliche, che corrispondono a Libano, Siria, Iraq e Sinai. Mai prima d’ora le profezie messianiche e sioniste sono state così vicine alla realizzazione. La domanda sorge spontanea: come è possibile che un’antologia di testi sacri sia diventata un documento giuridico che giustifica la sovranità territoriale di un popolo a discapito di altri? E da quando Dio è un broker immobiliare? Mistero della fede.

A proposito di broker: la Francia, già protagonista del controverso rifiuto di arrestare Netanyahu, è stata fatta oggetto di attenzione da parte di Trump il quale, forse in risposta al beau geste, ha annunciato la sua volontà di nominare Charles Kushner al ruolo di ambasciatore degli Stati Uniti presso la Ville Lumière. In un post su Truth Social, il futuro presidente scrive entusiasta: “È un eccezionale leader aziendale, filantropo e affarista, che sarà un forte sostenitore del nostro Paese e dei suoi interessi”. La nomina richiede la conferma del Senato, ma sottolinea la rete di relazioni fra élite che influenzano la geopolitica europea

Charles Kushner non è solo il padre di Jared, regista dei patti di Abramo durante il primo mandato di Trump e marito di Ivanka (convertitasi un mese fa all’ebraismo), ma è anche un potente immobiliarista ebreo-americano, ex avvocato radiato dall'albo. Molte figure chiave negli USA discendono da esponenti delle comunità ebraiche di origine russa, bielorussa, ucraina, polacca. La stessa leadership israeliana è composta prevalentemente da cittadini di origini est-europee con profonde connessioni negli USA e in Russia. La nomina di Kushner, con le sue connessioni economiche e familiari, potrebbe influenzare le dinamiche europee, specialmente in Francia.

In tutto questo muoversi di pedine sulla scacchiera del “grande gioco” della guerra, si inserisce la fulminea e inattesa presa di Aleppo da parte delle milizie jihadiste Hayat Tahrir al-Sham, sostenute apertamente dalla Turchia, e meno vistosamente da Israele, che dal 1967 occupa illegalmente le alture del Golan, e dagli Stati Uniti che in Siria ha 8 basi militari e circa 1000 soldati. La loro “riemersione” e avanzata in Siria segna un punto di svolta. Dopo un periodo di relativa calma dal 2020, quando Russia e Turchia avevano concordato una de-escalation, i combattimenti sono tornati violenti. Le forze governative del presidente Bashar al-Assad, sostenute da Russia e Iran, avevano controllato Aleppo dal 2016. Secondo fonti locali, i jihadisti proseguono l'avanzata verso Homs, con oltre 500 vittime riportate. Un raid aereo ha danneggiato il complesso francescano del Terra Santa College, senza vittime.

Un futuro distopico, degno del Mondo Nuovo di Huxley, sembra profilarsi all'orizzonte. Orchestrato dalle ambizioni di pochi e pagato con il sangue di molti, prevede la riscrittura di confini e scenari da parte di individui che Freud avrebbe certamente incluso nel suo saggio Personaggi psicopatici sulla scena. Tuttavia, nelle parole di Charlie Chaplin nel film Il Grande Dittatore, si trova ancora un anelito di speranza: un invito a un cambiamento consapevole, fondato su progresso, tolleranza e libertà. George Orwell osservava che Chaplin, con leggerezza, riaffermava la verità soffocata dai totalitarismi: che vox populi è davvero vox Dei, e che i giganti spesso si rivelano solo vermi travestiti.

Come in ogni grande tragedia, il finale è incerto. La speranza è fragile, ma il futuro non è ancora scritto. La storia dimostra che anche le pagine più buie hanno una fine. Forse, come diceva Brecht, “anche l'albero più bello cresce dalle radici più oscure”. Se così sarà, dalle rovine di un Medio Oriente martoriato potrà nascere una nuova narrazione di pace e giustizia, come radici che cercano la luce. Oggi, però, il Medio Oriente appare come un laboratorio spaventoso, l’epicentro di un nuovo ordine inquietante, con conseguenze potenzialmente devastanti per l’intera umanità.

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