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Trump o Harris? I dipendenti delle grandi imprese Usa si schierano così

Trump o Harris? I dipendenti delle grandi imprese Usa si schierano così


Alle elezioni presidenziali americane la Silicon Valley e Big Pharma “votano” per Kamala Harris, mentre con Donald Trump si schierano Difesa, compagnie aeree e retail. A rivelarlo è l’analisi di Quiver Quantitative, società di analisi dati che ha aggregato i contributi raccolti fino ad ora nella campagna elettorale Usa dai comitati d’azione politica (Pac) interni alle corporation americane. Ovvero le donazioni effettuate dai dipendenti delle grandi imprese Usa.

Con Harris i dipendenti delle aziende tech

Emergono dati interessanti da questa analisi. Cinque dei primi otto donatori di Harris sono i PAC di aziende della tecnologia. In testa Google, con quasi 1,5 milioni di dollari, seguita da Microsoft (743mila). Quinta Apple (225mila), sesta Oracle (218mila), ottava Nvidia (169mila). Terze e quarte, rispettivamente, l’assicurazione Brown & Brown (324mila dollari) e l’azienda farmaceutica Johnson & Johnson (239mila dollari).

Si nota dunque il radicamento democratico dei dipendenti di queste aziende, spesso concentrate nelle metropoli a trazione liberal della California e del Nord-Est, da San Francisco a New York. Il tech è storicamente associato al partito dell’asinello, e lo sarà a maggior ragione in una corsa al voto in cui è proprio la californiana Harris a correre per la Casa Bianca da paladina del mito emancipatore di cui il settore si fa portavoce: donna, ambiziosa, figlia di immigrati Harris è l’idealtipo di candidata a cui i paladini della diversity che popolano le aziende in questione possono guardare.

Perchè i dipendenti delle compagnie aeree scelgono Trump

Molto simile il discorso per Trump, su temi diversi. The Donald raccoglie meno donazioni dai dipendenti, in settori precisi. Ai primi cinque posti si classificano American Airlines (134mila dollari), il colosso della distribuzione Walmart (83mila), i big della Difesa Boeing e Lockheed Martin (82mila e 69mila), oltre a United Airlines (67mila dollari). Segue la compagnia di spedizionieri FedEx (61mila). Le compagnie aeree scelgono Trump perché timorose della regolamentazione ambientale dei democratici, la Difesa invece punta sul candidato che maggiormente punta sul motto “Make America Great Again”.  E la grandezza, si sa, passa anche dal potenziamento dell’apparato militare. Walmart e FedEx rappresentano l’azienda americana media, quella distribuita anche nelle periferie che rappresentano il cuore identitario del trumpismo.

Cosa raccontano le donazioni dei lavoratori sul voto Usa

Ovviamente le donazioni dei PAC aziendali rappresentano solo una frazione del totale dei finanziamenti, ma sono indicativi di uno spirito del tempo in diverse fasce sociali e geografiche dell’America contemporanea. Esse raccontano solo una parte della realtà: Trump, ad esempio, raccoglie molto via microdonazioni da un ampio numero di donatori che potrebbero esser dipendenti delle aziende di cui sopra ma agire in forma privata. E Harris ha un fondo cassa pregresso della candidatura poi ritirata di Joe Biden.

Quiver ha anche raccolto il totale complessivo delle donazioni ai due partiti, al di là delle campagne presidenziali, da parte dei dipendenti delle aziende. I democratici raccolgono il massimo da News Corp, gruppo editoriale i cui dipendenti hanno donato 8,3 milioni ai progressisti e solo 97mila dollari ai repubblicani. Seconda Netflix, che ai dem ha garantito 4,5 milioni di dollari. Google, via Alphabet, sale a 4,1 milioni di contributi complessivi ai dem. Trump può contare su Blackstone e Palantir: il Ceo del primo gruppo, tra i maggiori gestori di asset finanziari al mondo, Stephen Schwarzmann lo ha appoggiato aprendo a donazioni ai repubblicani per 6 milioni di dollari. Palantir, invece, è una società di data mining con alle spalle Peter Thiel, fondatore di PayPal e tra i più noti miliardari libertari. Dal gruppo sono arrivati 2,2 milioni al Partito Repubblicano. In questo caso è il sostegno dei CEO a plasmare l’appoggio dei dipendenti al Partito dell’elefantino.

 






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