Attentato all'aeroporto di Istanbul, ecco cosa c'è dietro la strage
Attentato in Turchia: l'accordo storico con Israele, la distensione con la Russia, i caccia Usa, l'accordo con l'Ue. Ecco cosa c'è dietro la strage di Istanbul
ERDOGAN: "POTEVA ACCADERE OVUNQUE". MA LA TURCHIA E' UN OBIETTIVO PRIMARIO
"Condanno con durezza questo attacco. Dobbiamo restare uniti nella lotta contro il terrorismo. Questo attacco sarebbe potuto avvenire in qualsiasi città". Così il presidente turco Recep Tayyip Erdogan, commentando l'attentato avvenuto ieri sera all'aeroporto di Istanbul. "Spero - si legge in una nota - che l'attacco contro l'aeroporto Ataturk sia un punto di inflessione per la lotta comune contro tutte le organizzazioni terroristiche del mondo". Una presa di posizione, quella di Erdogan, che cerca di minimizzare la scelta del luogo dell'attentato. Ma la realtà è ben diversa. Tutto fa pensare che l'azione all'aeroporto di Istanbul sia stata condotta dall'Isis. Le tecniche di azione sono quelle: obiettivo sensibile, utilizzo di armi pesanti e bombe, spari sulla folla indifesa per compiere il maggior numero di vittime. La scelta del luogo appare poco casuale. Vero che lo Stato Islamico colpisce laddove ne ha la possibilità senza curarsi troppo del resto ma la Turchia in questo momento è lo snodo principale di molti nodi geopolitici e strategici.
PER L'ISIS ERDOGAN E' "UN TRADITORE"
Non è un mistero che in passato il Califfato si sia nutrito anche dell'indifferenza, o talvolta persino della connivenza, di parti delle istituzioni turche per espandersi in Medio Oriente. Ma il pressing internazionale ha costretto Ankara a prendere una posizione molto più drastica. Al di là della retorica russa degli scorsi mesi, le azioni militari turche contro l'Isis sono state molto decise. E questo non poteva non comportare una reazione. E' proprio dal territorio turco che partono i bombardieri della coalizione internazionale guidata dagli americani. Così anche la Turchia è diventata un nemico del Califfato.
LA DISTENSIONE DI ANKARA CON ISRAELE E RUSSIA
Non solo. Proprio negli scorsi giorni Erdogan aveva lanciato due importanti segnali di apertura. Il primo è stato l'accordo di portata storica con Israele che, come ha detto Netanyahu, avrà "ripercussioni enormi" sull'economia dei due Stati. Il secondo invece è la distensione, inattesa, con la Russia dopo la difficilissima crisi per il jet di Mosca abbattuto al confine siriano. Proprio per oggi è previsto l'appuntamento telefonico tra il presidente russo Vladimir Putin ed Erdogan. Si tratta della prima volta che i due leader si parlano dopo più di sette mesi, da quando cioè un aereo da combattimento Su-24 russo venne abbattuto da un F-16 turco in Siria il 24 novembre 2015, cadendo a circa quattro chilometri dal confine con la Turchia, lasciando sul terreno un morto e un pilota in salvo.
L'EMERGENZA MIGRANTI E LA SCIA DI ATTENTATI
E' chiaro che l'attacco all'aeroporto non possa essere stato pianificato dopo questi ultimi eventi ma si tratta di elementi che tutti insieme fanno pensare a un possibile inasprimento dell'offensiva del Califfato in Turchia, già dilaniata dal terrorismo curdo. Dall'inizio del 2016 ci sono stati già 7 grandi attentati che hanno colpito luoghi pubblici o delle istituzioni. Una situazione davvero drammatica, nella quale si inserisce anche il grande problema dei rifugiati, con la Turchia non solo terra di transito di siriani, afghani e iracheni in fuga dai rispettivi paesi, ma ora anche zona di stazionamento dopo l'accordo con l'Unione Europea che impone alla Turchia il controllo delle frontiere. E proprio tra la disperazione dei rifugiati l'Isis prova a fare breccia per reclutare nuovi combattenti. La Turchia è davvero una polveriera. E il timore è che siamo ancora all'inizio.