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Esteri
Ucraina, la guerra toglie soldi e fiato: danni ambientali per 52,4 mld
Vladimir Putin e Volodymyr Zelensky

Guerra Russia Ucraina e tutti i danni ambientali: le cifre monstre. Analisi 

Quanto pesa la sostenibilità futura? Stando ai costi reali della guerra, le stime fin qui realizzate, basate sulle ispezioni ambientali dell'Ucraina, mostrano che l'invasione della Russia, ad oggi, ha causato danni ambientali per circa 52,4 miliardi di euro tra impatti negativi sull'aria (27 miliardi), per l'acqua (1,5 miliardi), al suolo (0,3 miliardi), e inquinamento da rifiuti (23,6 miliardi).

Sono dati schiaccianti che sommati al numero di vite umane perse, non possono che lasciarci disarmati dinnanzi alla consapevolezza che, oltre a danneggiare l’umanità, stiamo danneggiando anche il nostro pianeta e il nostro patrimonio artistico. Secondo il rapporto Unesco, il costo totale dei danni al patrimonio artistico e culturale causati dai bombardamenti si attesta intorno ai 2,6 miliardi di dollari. Un costo immane che, anche nell’ipotesi in cui la guerra finisse in questo istante, sarebbe comunque necessario almeno un secolo per ritornare nella condizione precedente il conflitto.

Senza tralasciare le devastanti conseguenze sull’ambiente, dall’inquinamento delle falde acquifere, al deposito di materiale inquinante in profondità nel territorio a seguito dalle esplosioni e ai conseguenti incendi che continuano ad annientare habitat naturali con impatti devastanti sulla biodiversità. La violenza dei fenomeni atmosferici ai quali stiamo assistendo è la riprova di come, ormai, sia in atto una ciclica “contrazione delle temperature”, ossia il repentino passaggio da una terra super surriscaldata ad un immediato calo delle sue temperature, tale da causare la formazione di violente perturbazioni, nonché di alterazioni atmosferiche, tali da generare fenomeni così improvvisi la cui forza e potenza si scarica sul territorio con effetti devastanti.

Tutto questo, sommandosi alla risultante dei conflitti in atto, al numero di vite umane perse, sottopone il nostro pianeta ad un continuo stato di bombardamento sistemico, caratterizzato dalla progressiva scomparsa dei suoi fondamenti biologici. Quello con cui la comunità mondiale si sta misurando è una crescente necessità di un approccio politico rispondente al risk management, e dunque alla conseguente previsione e disposizione di comparti specializzati tesi, oltre alla valutazione del rischio, anche alla disposizione preventiva di risorse necessarie per far fronte agli ingenti danni causati dalle emergenze climatiche, e non solo. Per far fronte all’innegabile richiesta di riduzione degli impatti ambientali e della temperatura globale, la governance dei paesi maggiormente colpiti da tali eventi calamitosi dovrà puntare incontrovertibilmente ad un combinato di azioni tese sia alla manutenzione infrastrutturale a cura del territorio, ma anche ad azioni di prevenzione nei confronti del rischio, a seguito di apposite analisi di impatto delle politiche fin qui realizzate e del loro stato dell’arte.

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Disporre necessariamente di un ‘dipartimento del rischio’ permanente, in collegamento continuo tra le realtà territoriali più piccole fino a quelle più grandi, sottostante ad un coordinamento a livello nazionale, consentirà a tutti i paesi di avere una mappatura del territorio conformemente alle azioni richieste. Non solo, ma agendo con largo anticipo, tale mappatura permetterà di colmare quei gap strutturali esistenti in punti nevralgici che potrebbero essere maggiormente esposti alla violenza dei fenomeni atmosferici e al conseguente rischio di un costo ancora maggiore per la collettività. All’indomani della crisi pandemica, i governi di tutto il mondo sono stati costretti a misurarsi con la necessità di un nuovo approccio sostenibile alle problematiche esistenti.

Tale esigenza oggi trova risposta nell’approccio One Health, un approccio integrato e unificante che mira ad equilibrare e ottimizzare in modo sostenibile la salute di persone, animali ed ecosistemi e che affronta le problematiche esistenti tramite collaborazioni interdisciplinari. Tale approccio riconosce, infatti, come la salute degli esseri umani, degli animali e degli ecosistemi sia strettamente interconnessa, e come, al variare di uno di questi elementi, comporti inevitabilmente il mutamento di tutti gli altri. Incidere in maniera sistemica su ognuno di questi aspetti, puntando al loro equilibrio, costituirà la chiave di volta per la politica nella risoluzione di problematiche in maniera sostenibile.

Sviluppare un approccio interdisciplinare nella elaborazione e valutazione delle future politiche messe in atto dai governi, declinate in termini di ambiente e salute, costituirà la condizione fondamentale per la constatazione della loro efficacia. Assumere un approccio sostenibile che miri allo sviluppo di una governance innovativa e sostenibile capace di anticipare i costi, nonché di attutire i rischi degli improvvisi fenomeni ambientali, e dei conseguenti conflitti causati dalla crescente scarsità delle risorse esistenti, sarà la migliore strategia di prevenzione a cui i Governi dovranno puntare per il mantenimento della pace e per custodire un pianeta che dovrà essere consegnato alle prossime generazioni con il minor danno possibile.

*Articolo a cura di Giulia Mirra, Capo Segreteria Presidenza InCE

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