Esteri
Usa, il Pentagono contro Trump vieta di esporre la bandiera confederata
Il revisionismo storico/culturale tocca l'organizzazione militare
Sull’uso della bandiera degli Stati confederati della guerra di secessione il Pentagono si schiera contro Donald Trump.
L’aria di restaurazione, di ridiscussione della storia confederata legata a tanti ricordi che profumano di razzismo e schiavismo che da qualche mese soffia negli Stati Uniti ha toccato pure la grande Organizzazione della Difesa americana.
Il Segretario della Difesa,Mark Esper, ha infatti deciso di proibire , in tutte le installazioni del Pentagono l’esibizione della bandiera confederata di battaglia dell’America.
La bandiera rappresenta gli Stati Confederati americani (undici del sud) che nella guerra civile lottarono per mantenere la schiavitù. Gli stessi Stati tra il 1861 e il 1865 che costituirono uno Governo indipendente non riconosciuto.Per questo la guerra sanguinosa che fecero con gli Stati del Nord è conosciuta come Guerra di Secessione.
Dopo un’onda di proteste antirazziste e revisioniste su tutti i simboli storici legati all’oppressione e alla schiavitù le basi militari americane si preparano così ad eliminare questo ‘pesante' simbolo.
‘Le bandiere che abbiamo devono essere coerenti con gli imperativi di ordine e disciplina, del trattare tutto il mondo con rispetto e dignità, rifiutando tutti i simboli divisivi’ ha sostenuto il capo del Pentagono commentando questa misura. La misura non menziona direttamente la bandiera confederata ma nei fatti non la pone nella lista di quelle permesse.
La nuova decisione apre un nuovo fronte critico tra Trump ed Esper. Il presidente ha sempre difeso l’esibizione della bandiera confederata come un grande esercizio di libertà di espressione. Come pure ha sempre rigettato il grande movimento di revisionismo culturale che ha portato a condannare e in molti casi anche a distruggere tutti quei simboli, dalle statue ai monumenti, di un’America schiavista e coloniale.
‘Law and Order ‘ è il credo del repubblicano che il 4 luglio con alle spalle il Monte Rushmore ha voluto ricordare che nessuno potrà distruggere la storia americana. E quindi neppure cambiare nome a molte basi militari che portano i nomi di leader della Confederazione, come il Generale Lee o quello della base di Braxton Bragg.
Ma il Pentagono ha un’idea differente. ‘Le bandiere-ha confermato il capo del Pentagono-sono simboli poderosi, soprattutto nella Comunità militare. Rappresentano una missione e una visione comune e un vincolo eterno tra soldati’.
Tra le bandiere permesse dal nuovo ordinamento, a parte quella a stelle e strisce, quella degli Stati e del Distretto di Colombia, quelle dei Corpi Militari,quelle civili approvate dal Senato e quelle delle Organizzazioni Internazionali di cui fanno parte gli Stati Uniti.
E sulla scia della decisione del Pentagono anche uno Stato conservatore come il Mississipi ha deciso di eliminare il simbolo della Confederazione che era parte della bandiera nazionale. Un passo storico commentato dal Governatore,Tate Reeves, con 'una bandiera è un simbolo del nostro presente, della nostra gente e del nostro futuro. Spero di poter trovare un simbolo che rappresenti meglio tutto il Mississipi’.
E nonostante il forte aggravio di pena che Trump ha chiesto per chi danneggia le statue, la scorsa settimana molte statue del passato coloniale sono state distrutte o ritirate, formalmente e prudentemente, dalle autorità dei vari Stati.
Un grande segno dei tempi negli Stati Uniti ed una forte rivoluzione culturale e storica che ha messo persino in discussione il grande italiano Cristoforo Colombo.