Esteri

Venezuela, nel paese affamato Maduro riapre casinò e sale bingo

di Daniele Rosa

Revocata la vecchia legge di Hugo Chavez. Si giocherà con i petros

Il Venezuela è alla fame ma Nicolas Maduro apre casino e sale bingo. Hugo Chávez, l’ex dittatore oltre dieci anni fa, aveva chiuso tutti i casinò e le sale bingo in Venezuela.

Una decisione che aveva creato 100000 disoccupati e tante cattedrali di cemento abbandonate.

Ora, Maduro ha deciso di riaprire 30 locali in tutto il paese.

In mezzo ad una crisi economica dalle dimensioni apocalittiche con le sanzioni internazionali che mordono da anni e il crollo delle entrate petrolifere ormai ipotecate fino ai prossimi vent’anni, il dittatore sta cercando qualsiasi opzione che possa dare una parvenza di normalità e soprattutto entrate fresche.

Chiaramente non vi è stata nessuna dichiarazione ufficiale ma una trentina di alberghi, 10 dei quali a Caracas, hanno ricevuto l’ok ad aprire. E i media hanno persino annunciato l'inaugurazione di una sala da gioco nell'esclusivo Hotel Humboldt nato negli anni '50 sotto la dittatura militare di Marcos Pérez Jiménez.

L'Hotel Humboldt in cima ad Ávila, la montagna di Caracas, alta più di 2.000 metri diventerà così a tutti gli effetti il primo casinò di stato. "All'Humboldt Hotel verrà aperto un casinò internazionale e tutti coloro che vogliono scommettere lo faranno con i  petros e tutte quelle risorse entreranno nello Stato per la salute, l'istruzione", ha detto Maduro a gennaio 2020. Il petros è la fantasiosa criptovaluta creata dal governo per far fronte alla svalutazione del bolivar.

Questo dei casinò riaperti rappresenta un cambiamento di rotta epocale rispetto a quando Hugo Chavez li definiva "covi di perdizione per la borghesia".

Il ribaltamento del provvedimento di Chávez, però, contrasta con l'attuale normativa in materia. Secondo la norma che regola le sale bingo e casinò è necessario un referendum consultivo per decidere le aperture. In ogni caso le regole costituzionali, nel paese gestito da Nicolas Maduro, sono decisamente flessibili.

Durante il veto dei casinò infatti l'attività clandestina non è cessata del tutto, con il Governo a occhi semichiusi.

Alcuni locali hanno continuato a operare e dallo scorso anno, in mezzo alla noia della pandemia, si sono scoperte  case da gioco illegali da poker a Caracas. Una di queste era nel quartiere 23 de Enero, roccaforte dei colectivos, i gruppi armati d'assalto fedeli al chavismo.

La stremata economia venezuelana è sostenuta da poche attività commerciali, servizi e un turismo asfittico.

Secondo alcuni osservatori l’economia dei casinò permetterà al governo di prendere nuove tasse ed occupare persone. E questo è sufficiente perchè Maduro sconfessi, senza remore, il suo padre politico Chavez.