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Sassicaia rende più di Hermés, l'alta moda mette gli occhi sul vino. Il caso
L'alta moda si lancia sempre più ad investire nel mondo vitivinicolo, in quanto la marginalità delle bottiglie di alta gamma è superiore a quella delle griffe
Non si può dire dunque che il comparto dei cosiddetti fine wine non faccia già parte del mondo del lusso, sebbene i valori in campo siano diversi, dato che il lusso muove fatturati ben più alti e le marginalità misurate in ebitda sono una quota del giro d'affari. Non a caso, anche Lvmh, leader mondiale del luxury con quasi 80 miliardi di ricavi nel 2022, ha costituito una sua divisione wine&spirits di cui fanno parte alcuni dei più prestigiosi Champagne (Dom Pérignon, Ruinart, Moët & Chandon, Veuve Clicquot), distillati come Hennessy, vini fermi. In Italia invece, oltre a Rosso e a Brunello Cucinelli, hanno investito nel vino diversi imprenditori della moda, tra cui Veronesi (Calzedonia), Ferragamo, Cavalli e Moretti Cuseri. E la lista, andando in ambiti specifici come quelli della calzatura o della concia delle pelli, si fa man mano più consistente.