Mulino Caputo festeggia il Capodanno del Mugnaio con un contratto di filiera
L'azienda è leader nella produzione di farine di qualità. Studiato un disciplinare ad hoc dalla semina fino al raccolto e allo stoccaggio dei grani.
Primo contratto di filiera al Sud tra un’azienda molitoria, Mulino Caputo, leader nella produzione di farine, e l’azienda agricola Francesco D’Amore di Frignano, nel Casertano, con la supervisione scientifica di Green Farm, specializzata nell’assistenza agli agricoltori. Obiettivo dell’accordo, in occasione del Capodanno del Mugnaio, rendere la coltivazione della varietà Grano Nostrum più controllata e sicura, all’insegna della migliore qualità. Un patto per il Campus Caputo del casertano animato da una condivisione di valori che riguardano l’intera filiera: dalla selezione delle varietà da coltivare in funzione delle peculiarità climatiche e del terreno alla semina, fino al raccolto e allo stoccaggio dei grani. “Un contratto -afferma Antimo Caputo, imprenditore di quarta generazione, amministratore delegato dell’azienda molitoria (nella foto a sinistra con il padre, Carmine)- per arricchire e rinforzare l’agricoltura del territorio consentendo agli agricoltori di percepire un reddito sicuro e di ottenere una sorta di premialità se al controllo del raccolto vengono rispettate le indicazioni del disciplinare”. L'attenzione alla qualità e alla tracciabilità della materia prima è nel Dna della famiglia Caputo. “L’accordo parte da un progetto che unisce produzione locale e sostenibilità ambientale. E’ un'iniziativa nata in collaborazione con il Consorzio Agrario di Latina che prende il nome di Campo Caputo: 1.000 ettari di terreno situati nel Basso Lazio, dove coltiviamo attraverso un consorzio agricolo le migliori specialità di grano per 100mila quintali l'anno di prodotto. La nostra famiglia segue direttamente ogni fase della produzione del grano, dalla semina alla raccolta. Campo Caputo si basa su una filiera virtuosa: il grano viene trasformato sia in farina sia in cruscami, un sottoprodotto che ricicliamo sotto forma di biada per il bestiame per ridurre gli scarti e ottimizzare l'impatto ambientale del ciclo produttivo”.
La storia delle farine Caputo viene da lontano, con l’attività nata alla fine dell’Ottocento quando il bisnonno, rientrato in Italia dall’America dov’era emigrato, crea dapprima un mulino con il pastificio a Capua, poi sposta la lavorazione alla periferia di Napoli, ai Granili, per sfruttare la logistica del porto partenopeo. Oggi il marchio Caputo è conosciuto in tutto il mondo. Nonostante l’utilizzo delle nuove tecnologie e l’avanzato know how, l’azienda produce con un metodo di lavorazione ancora lento, legato all’antica arte molitoria. E questo le consente di ottenere farine di alta qualità senza danneggiarne gli amidi, le proprietà organolettiche e soprattutto l’autenticità del gusto. “Oggi esportiamo il 35% della produzione in 80 Paesi, tra cui Stati Uniti, Giappone, Brasile, Australia, Corea, Singapore, Inghilterra, Spagna, Russia. I nostri campus in Basso Lazio, Campania, Molise e Basilicata ci consentiranno di raggiungere i 10mila ettari nel giro di due-tre anni, incrementando la produzione e quindi l’export. Sempre senza l’aggiunta di enzimi chimici o additivi”.