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Auto green, stazioni di rifornimento ibride entro il 2030. Il caso EasyCharge


Vale anche in Italia, dove le imprese sono spesso molto piccole e non associate tra loro? 
 Le criticità del mercato italiano sono riconducibili alle difficoltà di raccolta di capitali presso gli investitori istituzionali nazionali, al ridotto numero di operatori e di operazioni, allo scarso sviluppo di segmenti come operazioni di startup e di turnaround, alla scarsissima presenza di operazioni di hightech venture capital, oltre che alla scarsa diversificazione delle modalità di disinvestimento e alla disomogeneità territoriale degli interventi. Inoltre, il tessuto imprenditoriale italiano è composto prevalentemente da PMI che tendono ad essere sottocapitalizzate e gli imprenditori italiani aprono il capitale con riluttanza per paura di perdere il controllo o l’autonomia gestionale o l’indipendenza decisionale. Quest’ultima causa è legata quindi alla cultura degli imprenditori italiani, che si identificano con la propria impresa e la vivono come una propria creatura e la conducono come se dovesse durare per sempre sotto il loro controllo e la loro gestione. Spesso temono qualsiasi ingerenza in azienda e anche e soprattutto il mondo associativo. 
 
Però sono spesso iscritti a Confindustria o altre associazioni di categoria... 
 Perché organizzano ottime cene (ride, ndr). Le associazioni di categoria potrebbero e dovrebbero avere un ruolo fondamentale. Il networking può portare solo vantaggi, specie in contesti provinciali o territoriali, ma viene spessovisto più come un rischio che come un’opportunità. Anche in questo caso noi cerchiamo di far evolvere la mentalità delle imprese. Non è facile. Il ruolo dei cosiddetti “corpi intermedi” potrebbe e dovrebbe essere un booster fondamentale, anche il rischio a volte è che diventino essi stessi dei carrozzoni dove si va ad appendere il cappello tre volte all’anno, come Paperone al club dei miliardari di Paperopoli. Si cerca la nomina, la carica di relativo prestigio, ma a cosa serve? Se queste associazioni funzionassero bene, e in molti casi per fortuna è così, potrebbero sostenere moltissimo le imprese associate. Bisogna uscire dalla logica muscolare del fatturato, però. Non può esserci la prassi di mettere avanti realtà consolidate perché sono “importanti”, anche se magari non esattamente capaci di remare nella giusta direzione. Ma insomma, siamo uomini e questo è un discorso complesso, che richiederebbe un’intervista a parte… 

Faccia qualche esempio, per capirci meglio... 
 Ne potrei fare infiniti. Per esempio adesso sono molto attratto dal tema della mobilità sostenibile, come dicevamo all’inizio dell’intervista. E vorrei tanto che le associazioni di categoria, così come la politica locale, la seguissero insieme a noi. C’è tutto l’aspetto ecologico, di cui parlavamo prima, sempre più importante in un mondo che non regge più un certo tipo di emissioni. C’è l’aspetto imprenditoriale: quante opportunità ci sono in questo? Stiamo collaborando anche con le Università, da cui escono giovani brillanti e relative idee da plasmare nella giusta direzione. Come nell’evoluzione dell’e-commerce, che diamo per scontata, ma che scontata non è. E poi è tutto collegato, bisogna avere una visione d’insieme. Speriamo che tutte le parti in causa riescano a trovare un equilibrio e a migliorarsi, come noi siamo consapevoli di doverci migliorare costantemente. Non possiamo rimanere ancorati al vecchio. Mai! 
 
Lei saprebbe far meglio? 
 Rispetto a cosa? Non parlo di meglio o peggio. Io saprei far bene nel mio settore. E lo faccio, spero. Anche se spesso mi accorgo di un errore tutto mio: a questa domanda non avrei dovuto rispondere con “IO”, ma con “Brian and partners”. Perché è Brian and partners che fa, non Andrea Bricchi. Questo è fondamentale. Sto imparando. Continuo a imparare. Il giorno in cui penserò di non aver più niente da imparare andrò in pensione, a coltivare viti e a pescare. 
 
A proposito, cosa fa nel tempo libero, se ne ha? 
 Non me lo chieda, la prego! Non ne ho molto e faccio moltissime cose, il che spesso viene mal interpretato. Come organizzo aziende, così organizzo la mia vita. Il tempo c’è per tutto, se ci si sa programmare bene.

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