Green

Auto green, stazioni di rifornimento ibride entro il 2030. Il caso EasyCharge

Parla Bricchi, a capo di Brian and partners, al lavoro per creare un network di aziende per costruire stazioni di rifornimento elettriche, a idrogeno e a gas



Come? 
Le PMI sono spesso costrette a tagliare i costi operativi, soprattutto gli acquisti di materie prime e semilavorati, riducendo in maniera significativa anche i costi per servizi. Nonostante il blocco dei licenziamenti, si trovano anche costrette a ridurre i costi del lavoro, si stima del 12% circa, sfruttando l’estensione della Cassa Integrazione, misura a cui hanno fatto ricorso moltissime aziende. La decisa riduzione dei costi operata dalle PMI sarà però insufficiente per evitare una nuova e brusca caduta della redditività lorda. 
La base di partenza sana renderà mediamente sostenibili gli indici di solidità finanziaria e patrimoniale, attesi comunque in deterioramento. Il leverage crescerà, si stima, dal 61% al 70%, mentre il rapporto tra oneri finanziari e Mol crescerà dal 12% al 15%. Nonostante questo balzo, entrambi gli indici rimangono ben al di sotto dei livelli del 2007. Solo il rapporto tra debiti finanziari e Mol, che crescerà da un multiplo di 3,1 a uno di 4,5, sarà oltre la soglia del 2007, a causa del crollo della redditività lorda e del maggiore ricorso delle PMI ai debiti. Spesso non è sostenibile. E qui arriviamo noi. L’iniezione di risorse nel sistema delle PMI deve prevedere sia finanziamenti a debito sia apporti di capitale di rischio, ma soprattutto capacità di “accelerare” velocemente e nella giusta direzione. Ci occupiamo di questo aspetto. 
 
 Il vostro fatturato è più basso di quanto uno si aspetterebbe. È vero che siete una neocostituita, ma non ha l’impressione di giocare da lillipuziano in un ruolo da gigante? 
Sì, è vero. Però bisogna capirsi: una holding, per quanto piccola, guadagna sul medio e lungo periodo. Ad oggi ci manteniamo, guadagnando. E lavoriamo in tanti, questo per me è fondamentale. In Brian abbiamo dipendenti giovani, laureati, specializzatissimi, con una percentuale femminile di grande maggioranza. I guadagni arriveranno dalle exit consistenti, tra qualche anno, ma già oggi siamo sufficientemente grandi, rispetto alle attese. E poi abbiamo partners industriali di livello mondiale! Lavoriamo su molti importanti mercati esteri. Seguiamo anche gare d’appalto enormi, a volte. Ho un ufficio a New York, uno a Parigi, uno a Marsiglia, altri ne arriveranno. Ogni giorno si respira entusiasmo, in un ambiente giovane, molto dinamico, pieno di soprese e momenti di grande condivisione. Siamo una squadra, in cui i nomi contano: Paola, Letizia, Rebecca, Marta, Arianna, Gianmarco, Giorgia, Christian, Alessandro, Nino, Lorenzo, Andrea. Persone, con ruoli e compiti, ma anche con possibilità di esprimere al meglio tutto il loro potenziale. Non potevamo cominciare meglio. Mi creda, sono molto orgoglioso di questo. Brian è una formica atomica! 
 
 Quando vi chiedono quale sia esattamente il vostro lavoro, cosa rispondete? 
 La risposta migliore l’ha data Mario Menicagli, il direttore del Goldoni di Livorno. Disse che faccio il lavoro di Richard Gere in Pretty Woman, però a Piacenza invece che a Hollywood. In proporzione è vero e la gente lo capisce al volo! 
 
Voi siete avvoltoi mascherati? Ci può essere questa percezione...
Tutto fuorché avvoltoi. L’Italia è molto indietro sotto questo aspetto, rispetto alla media dei Paesi più industrializzati. Sicuramente l’obiettivo è di uscire dal capitale con un capital gainsul medio periodo, ma la exit policy può essere definita fin dall’inizio, all’atto di acquisizione delle quote. Si parla di “Capitale di Rischio”, in aziende dotate di un progetto e di un potenziale di sviluppo. I private equity sono investitori finanziari, ma a differenza di altri fondi d’investimento prendono attivamente parte alla gestione e lo fanno insieme alla proprietà. Se non guadagna il proprietario non lo facciamo nemmeno noi. Dov’è che siamo avvoltoi? Non obblighiamo nessuno. A volte ci accorgiamo di piccolissime cose che penalizzano oltremodo le aziende, ma che chi le vive da decenni non vede, perché ci sono sempre state. C’era un’azienda che spendeva in pulizie il 7% del suo EBITDA. Incredibile, vero? Ma è qui che si costruisce il successo. Anzi, oltre alle risorse finanziarie, mettiamo soprattutto esperienze professionali, competenze tecniche e manageriali, oltre a una rete di contatti con altri investitori e istituzioni finanziarie che poi restano in azienda anche dopo la nostra uscita. Avvoltoi è proprio un concetto sbagliato e non lo sopporto. 
 
L’opinione pubblica però pensa questo di voi. 

 L’opinione pubblica si forma sui film e sui cliché. Io sono piacentino e dico sempre che chi fa il mio lavoro a New York viene definito “squalo”, qui al massimo sei un “pōsgàtt”, un pescegatto. Il mio obiettivo non è spiegare alla gente l’evoluzione ittica. Io faccio funzionare bene aziende. E mi pagano per questo. E non c’è niente di immorale, anzi… Al contrario! 
 
Vorrebbe far credere che il vostro interesse sia quasi “etico”? Non vi interessa approfittare di situazioni di difficoltà?

Non ci capiamo. Noi non approfittiamo di niente, mettiamo le nostre capacità al servizio di altri e chiediamo in cambio un compenso. Esattamente come un fabbro o un panettiere. Gli investitori finanziari hanno interesse soprattutto verso aziende che abbiano prospettive di generare un IRR almeno in linea con i rendimenti medi di mercato per investimenti nel capitale di rischio. Quindi non cerchiamo di cannibalizzare aziende in crisi. Anzi, in alcuni casi, le salviamo gratis. Mi è successo anche pochi mesi fa, senza far nomi. Ma sono contento così, c’erano dei posti di lavoro in ballo. Il guadagno viene dopo. E sono convintissimo che l’aspetto etico sarà sempre più importante, per avere successo. Le società sono fatte di persone e le persone sono importanti, vanno trattate bene. Hanno sogni, emozioni, sentimenti. Non si può non tenerne conto, altrimenti non funziona. Non più. 
 
Da cosa dipende la capacità di un’azienda di funzionare bene, cioè di generare ritorni superiori alle medie di mercato?
 Principalmente dagli attivi immateriali. Le competenze distintive e i fattori critici di successo derivano da lì, così come la probabilità di successo di una strategia di sviluppo per linee interne e esterne. Se c’è un potenziale interesse di mercato, la difendibilità della proprietà intellettuale, nell’ambito degli attivi immateriali, rafforza la capacità dell’impresa di attivare gli strumenti tipici del mercato dei capitali, in primis il private equity, per sostenere le proprie strategie di sviluppo.               
 
Si spieghi meglio... 

 L’analisi statistica delle aziende nelle quali hanno investito fondi di private equity mette in evidenza come il maggior numero di operazioni riguardi investimenti finalizzati allo sviluppo, soprattutto in aziende dotate di brand riconosciuti dal mercato, che normalmente riflettono competenze distintive.               
Noi cerchiamo aziende che abbiano un futuro, più che un passato. E se entriamo vogliamo subito chiarire, con la proprietà e il management, le regole di governance, ledecisioni aziendali più rilevanti, che non vanno viste come un appesantimento della gestione, ma come una crescita della cultura d’impresa sotto il profilo della managerialità e dell’orientamento alla creazione di valore. Noi facciamo crescere le aziende, altrimenti non si può competere in uno scenario che è sempre più competitivo, sempre più globale, sempre più difficile. Combattiamo la resistenza culturale ad affrontare percorsi di crescita anche attraverso fusioni e acquisizioni.

E funziona davvero? O ci guadagnate solo voi? 
 La performance media in termini di rendimenti realizzati dalle imprese partecipate è sempre migliorata. Le performance positive indicano una creazione di valore di tutto rilievo nelle aziende partecipate da investitori finanziari. Ciò significa miglioramento della capacità competitiva e sviluppo dell’impresa. Da tutto ciò non traggono vantaggio solo gli investitori finanziari ma anche, a maggior ragione, gli imprenditori che hanno fatto ricorso agli strumenti di investimento offerti dal private equity. Aprire l’azienda al mercato dei capitali implica scelte impegnative per le piccole e medie imprese, mal’esperienza dimostra in modo evidente come il gioco valga la candela. Noi possiamo seguire e preparare anche business plan e due diligence, se necessario. In molti le guardano con sospetto, perché hanno un costo mediamente elevato, ma è un costo che viene recuperato cento volte, se sono fatte bene! Bisogna che ci sia molta chiarezza su questo punto. Spesso si è schiavi di luoghi comuni e convinzioni sbagliate. 

(Segue...)