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Cop26, l'Italia arranca sul clima e scende al 30esimo posto nella classifica
I risultati del rapporto annuale di Germanwatch, CAN e New Climate Institute sulla performance climatica dei principali paesi, realizzato con Legambiente
“Il peggioramento in classifica dell’Italia, dichiara Mauro Albrizio, responsabile ufficio europeo di Legambiente, “ci conferma l'urgenza di una drastica inversione di rotta. Si deve aggiornare al più presto il PNIEC per garantire una riduzione delle nostre emissioni climalteranti, in linea con l'obiettivo di 1.5 gradi, di almeno il 65% entro il 2030. Andando quindi ben oltre l'obiettivo del 51% previsto dal PNRR e confermando il phase-out del carbone entro il 2025 senza ricorrere a nuove centrali a gas”.
L’Italia ha a disposizione ben 70 miliardi, allocati dal PNRR per la transizione ecologica, da investire per superare la crisi pandemica e fronteggiare l'emergenza climatica, attraverso una ripresa verde fondata su un'azione climatica ambiziosa, in grado di colmare i ritardi del PNIEC ed accelerare la decarbonizzazione dell'economia italiana in coerenza con l'obiettivo di 1.5 gradi dell'Accordo di Parigi.
“Solo così l’Italia potrà essere protagonista in Europa nell'impegno comune per fronteggiare l'emergenza climatica. Una sfida che possiamo e dobbiamo vincere”, dice Albrizio. Tornando alla classifica del rapporto annuale di Germanwatch, la Cina, che è il maggiore responsabile delle emissioni globali, scivola di quattro posizioni al 37mo posto. Nonostante il grande sviluppo delle rinnovabili, le sue emissioni continuano a crescere per il forte ricorso al carbone e la scarsa efficienza energetica del suo sistema produttivo. Ancora più indietro si piazzano gli Stati Uniti, secondo emettitore globale, che troviamo al 55mo posto.
Un passo in avanti di sei pozioni rispetto allo scorso anno, grazie alla nuova politica climatica ed energetica avviata dall'Amministrazione Biden, che però deve iniziare ancora a dare i primi risultati. Tra gli altri Paesi del G20, solo Regno Unito, India, Germania e Francia si posizionano nella parte alta della classifica. L'Unione Europea scivola di sei posizioni al 22mo posto, soprattutto per la pessima performance di Ungheria, Polonia, Repubblica Ceca e Slovenia, che si posizionano in fondo alla classifica.