Green

Energia, non è tutto oro ciò che luccica: il prezzo della svolta green

di Marta Barbera

L'ausilio delle terre rare per la rivoluzione verde è sempre più fondamentale. Ma dietro l'importanza tecnologica si celano scenari contrastanti

Energia,  i problemi dietro le terre rare 

“Transizione energetica”, “rivoluzione verde”, “svolta green”, parole chiave del futuro prossimo, non sarebbero possibili senza l’apporto di particolari minerali super conduttori, conosciuti come terre rare (REE). Dalle turbine eoliche offshore agli smartphone di ultima generazione, dall’intelligenza artificiale a quasi tutti gli aspetti della nostra vita, tutto ruota intorno a loro. Le nuove frontiere dell’energia rinnovabile, come l’eolico, il solare, e l’elettrico, così come le tecnologie di consumo, industriali e militari si reggono sull’utilizzo di questi materiali. Pedine energetiche fondamentali, ma abbinate a diverse problematiche estrattive, ecologiche e di approvvigionamento. Tra queste le principali riguardano l’impatto ambientale e estrattivo, la bassa sostenibilità e sostituibilità e la raffinazione onerosa e inquinante. I minerali in cui si trovano le terre rare sono complessi, il che ne rende difficile la separazione, con conseguente alto dispendio di energia ed acqua.  Nonostante si stia sperimentando il loro recupero, il tasso di riciclaggio non raggiunge l’1% e non sono in vista dei validi sostituti. I REE richiedono anche una raffinazione di estrazione costosa, specializzata e pericolosa sia per l’uomo che per l’ambiente. I costi operativi sono elevati a causa delle dimensioni dell’infrastruttura e degli oneri di esercizio correnti. Il tutto prevede che molti serbatoi operino in serie con quantità significative di reagenti e terre rare. 

Energia, la promessa europea 

L’Europa ha da poco rinnovato la sua battaglia per un futuro energetico più verde, facendo della transizione energetica verso le fonti rinnovabili e del raggiungimento della neutralità carbonica le sue priorità. La conferma è arrivata a settembre 2020, in occasione del Green deal europeo, con la proposta da parte della Commissione di elevare l'obiettivo della riduzione delle emissioni di gas serra per il 2030, compresi emissioni e assorbimenti, ad almeno il 55% rispetto ai livelli del 1990. L’ambizione è quella di progredire verso un'economia climaticamente neutra e di rispettare gli impegni assunti nel quadro dell'accordo di Parigi.  

Energia, il prezzo della svolta green 

Ma lo sviluppo di impianti rinnovabili, così come la costruzione di e-car al fine di diminuire i livelli di emissioni, necessita in gran parte dell’utilizzo di terre rare. Materiali sempre più necessari da una parte, ma altamente dannosi dall’altra. Per i motori elettrici, ad esempio, neodimio, disprosio e praseodimio sono fondamentali nella costruzione dei magneti interni. Un’auto elettrica nel suo complesso necessita di decine di metalli, più o meno rari, per funzionare. Le sue batterie richiedono oltre al litio, anche grafite e manganese, cobalto e nickel oltre a rame, ferro e alluminio. Sullo scenario energetico attuale, Jorge Morales de Labra, ingegnere industriale e imprenditore elettrico, in un’intervista per Euronews afferma che “ad una maggiore elettrificazione delle società corrisponde un maggior sfruttamento del neodimio. Rinunciare a questo materiale è praticamente impossibile, dubito fortemente in un esito diverso, perché a ora è il migliore che conosciamo per produrre”. Ma non solo per l’elettrico: “Le terre rare sono essenziali anche per le energie rinnovabili. La rivoluzione verde rappresenta il nuovo mercato di nicchia, che fronteggia quello fossile”. Magneti permanenti nelle turbine eoliche, silicio nella maggior parte dei pannelli fotovoltaici, indio e gallio nei moduli solari a film sottile, grafite e cobalto nelle batterie allo ione di litio, la compagine verde, secondo de Labra, viene “sporcata” dal suo stesso involucro. "Tutte le attività umane producono degli impatti ambientali. Il prezzo da pagare è sempre alto”, la soluzione va quindi ricercata “nello studio di tecnologie in grado di migliorare i processi d’estrazione mineraria e di lavorazione o di materiali alternativi a basso costo, che però abbiano prestazioni analoghe o superiori a quelle degli elementi a rischio”.