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Onu, raggiunto l'accordo sulla tutela degli Oceani e dell'Alto mare

di redazione green

L'intesa prevede la protezione del 30% delle acque entro il 2030, ma è ancora necessaria l'adozione formale

L'istituzione delle acque internazionali, 40 anni fa

Quaranta anni fa l’UN Convention on the Law of the Sea aveva istituito le high seas,  acque internazionali in cui tutti i Paesi hanno il diritto di pescare, utilizzare rotte marittime commerciali e fare ricerca, ma solo l’1,2% di queste acque è protetto e la vita marina che vive al di fuori di queste aree protette è stata messa a rischio dai cambiamenti climatici, dalla pesca eccessiva e dal traffico marittimo.

Il nuovo UN High Seas Treaty  prevede che il 30% degli oceani e dei mari del mondo diventino aree protette, investe più denaro nella conservazione marina e indica nuove regole per l’estrazione mineraria in mare.

Secondo l’ultima valutazione globale dell’International Union for Conservation of Nature (IUCN), quasi il 10% delle specie marine è a rischio di estinzione.

L’Iucn stima che il 41% delle specie minacciate sia influenzato dai cambiamenti climatici e Epps ha sottolineato che "Un po’ più di un quarto dell’anidride carbonica emessa viene in realtà assorbita dall’oceano. Ciò rende l’oceano molto più acido, il che significa che sarà meno produttivo e metterà a repentaglio alcune specie ed ecosistemi".

Le conseguenze del cambiamento climatico sugli oceani

Il cambiamento climatico ha anche aumentato di 20 volte le ondate di caldo marino, il che può provocare eventi estremi come i cicloni ma anche eventi di mortalità di massa come lo sbiancamento delle barriere coralline.

La  Epps ha affermato che "Affrontare la questione del cambiamento climatico nel mare implica l’attuazione degli altri accordi globali come l’Accordo di Parigi. Questo è davvero un motivo per avere sinergie e collaborazione tra questi diversi accordi multilaterali che abbiamo visto essere sempre più approvati all’interno delle convenzioni delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici".