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Osservatorio ANBI: al Sud primavera fuori stagione e rischio idrologico
Vincenzi (ANBI): "Lungo tutta la Penisola continuano a verificarsi eventi meteo estremi, ai quali l’Italia risponde con colpevole distrazione, privilegiando interventi emergenziali piuttosto che politiche di prevenzione"
Osservatorio ANBI: primavera anticipata e rischio idrogeologico al Sud. Napoli più calda del cairo, eventi estremi in arrivo
Mentre il programma europeo Copernicus conferma gennaio 2025 come il mese più caldo mai registrato, la situazione climatica in Italia continua a destare preoccupazione. Nei prossimi giorni Napoli supererà Il Cairo per temperatura, raggiungendo i 18 gradi Celsius, appena un grado in meno rispetto a Riyad, capitale dell’Arabia Saudita. Questo fenomeno straordinario si inserisce in un contesto di anomalia climatica sempre più evidente, caratterizzato da eventi estremi e squilibri idrogeologici.
Il caldo anomalo arriva subito dopo i violenti nubifragi che hanno colpito la Sicilia nord-orientale e la Calabria ionica. Il Mediterraneo, ancora insolitamente caldo (tra i 16°C delle coste meridionali italiane e i 18°C di quelle greche, mediorientali e nordafricane), favorisce la formazione di fenomeni estremi. Un nuovo fronte temporalesco proveniente dal Maghreb minaccia ulteriormente il Sud Italia, con particolare rischio per Sicilia e Calabria, già martoriate da frane e alluvioni.
Solo nel tratto di costa tra Messina e Catania, oltre 100 millimetri di pioggia hanno causato la piena di numerosi torrenti. Il torrente Zafferia ha straripato, sommergendo il paese omonimo con fango e detriti, mentre la Pagliara, il Niceto, il Fiumedinisi, il Savoca, il Cozzi, il Santa Venera e il San Giovanni hanno registrato esondazioni. Contemporaneamente, le zone interne dell’isola hanno visto piogge scarse, aggravando il problema della siccità.
In Calabria, le province di Reggio, Catanzaro e Crotone hanno subito alluvioni con accumuli superiori ai 100 millimetri di pioggia, causando l’esondazione della Fiumarella e provocando numerose frane. La situazione idrogeologica italiana è allarmante. Francesco Vincenzi, Presidente di ANBI (Associazione Nazionale dei Consorzi di Gestione e Tutela del Territorio e delle Acque Irrigue), denuncia la lentezza del Paese nell’adattarsi alla crisi climatica: "Lungo tutta la Penisola continuano a verificarsi eventi meteo estremi, ai quali l’Italia risponde con colpevole distrazione, privilegiando interventi emergenziali piuttosto che politiche di prevenzione. Non si percepisce quel cambio di passo necessario, mentre l’Europa inizia finalmente a muoversi in questa direzione".
Se da un lato la Sicilia ha beneficiato di un incremento delle riserve idriche grazie alle abbondanti piogge di dicembre e gennaio (+50 milioni di metri cubi negli invasi), dall’altro la cattiva gestione infrastrutturale ha portato allo sversamento di ingenti volumi d’acqua in mare. Attualmente, l’isola dispone di circa 250 milioni di metri cubi di acqua, ma solo il 48% è effettivamente utilizzabile. Anche in Sardegna si registra un aumento dei volumi idrici (+156 milioni di metri cubi), ma con forti squilibri territoriali tra zone in surplus e altre in grave carenza d’acqua.
In Basilicata, la riserva idrica è aumentata di 6,8 milioni di metri cubi, riducendo il deficit rispetto al 2023. In Puglia, invece, l’attesa ripresa idrica procede a rilento, con un totale delle riserve della Capitanata che si ferma a 59,5 milioni di metri cubi, meno di un quinto del volume autorizzato. Situazioni critiche si registrano anche nel Lazio, dove i laghi dei Castelli Romani continuano a ridursi: il lago di Albano è calato di 64 centimetri in un anno e mezzo, mentre quello di Nemi ha perso un altro centimetro nonostante le piogge. I fiumi laziali soffrono flussi ridotti rispetto alla media degli ultimi cinque anni, con il Tevere a -32%, l’Aniene a -39% e il Velino a -22%.
Al Nord, il Po registra un surplus idrico del 50% in alcune zone, con portate superiori alla media anche per Adige (+44%), Livenza (+8,7%) e Piave (+27%). Tuttavia, permane un significativo deficit di neve sulle Dolomiti (-34%) e sulle Prealpi (-43%). La Lombardia ha visto un incremento del 28% della neve nelle ultime settimane, ma resta al di sotto della media storica (-42%). I grandi laghi del Nord registrano invece livelli in crescita: il Maggiore è all’83% della capacità, il Lario al 58,2% e il Benaco al 90,7%. In Piemonte, la neve al suolo è nella media sulle Alpi occidentali e settentrionali, ma scarseggia del 45% nelle zone meridionali. A gennaio, le precipitazioni sono state superiori del 67% rispetto alla media, con conseguente crescita della portata della Stura di Demonte e decrescita di quella del Tanaro.
La crisi climatica in Italia è un dato di fatto. Mentre il Mediterraneo si scalda e gli eventi estremi si intensificano, l’Italia rimane indietro nella prevenzione e gestione delle risorse idriche. Le parole di Massimo Gargano, Direttore Generale di ANBI, risuonano come un monito: "È difficile accettare che un’isola come la Sicilia debba sversare acqua in mare per mancanza di infrastrutture adeguate. La manutenzione e il completamento degli schemi idrici esistenti basterebbero a migliorare la resilienza di territori esposti più di altri ai cambiamenti climatici".