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Osservatorio ANBI: in arrivo nevicate, cresce il timore per eventi estremi
Vincenzi (ANBI): "Premesso che il rischio zero non esiste, è evidente che solo l’attivazione tempestiva di scolmatori e casse di espansione ha evitato conseguenze ancora più tragiche per i territori colpiti"
Osservatorio ANBI: Italia tra allerta meteo e crisi idrica, aumenta il rischio di eventi estremi
Mentre l’Italia si prepara ad accogliere una nuova perturbazione proveniente dall’Atlantico, cresce la preoccupazione per l’impatto che essa potrebbe avere su un territorio già provato da eventi atmosferici estremi. L’Osservatorio ANBI sulle Risorse Idriche lancia l’allarme: l’interazione della perturbazione con le acque insolitamente calde del Mediterraneo e i venti di scirocco potrebbe scatenare nuovi nubifragi, soprattutto sulle regioni insulari e sulla Penisola, con particolare attenzione a Emilia-Romagna e Toscana, già duramente colpite nei giorni scorsi.
Secondo i dati raccolti da ANBI, nel solo fine settimana tra il 14 e il 16 marzo, Emilia-Romagna e Toscana hanno registrato 56 eventi estremi tra nubifragi, grandine e tornado, un numero superiore ai 53 episodi registrati sull’intera Penisola nell’intero mese di marzo 2024. Le piogge torrenziali hanno raggiunto accumuli superiori ai 200 millimetri in 48 ore, facendo temere un ritorno delle devastanti alluvioni del maggio 2023. L’Arno, a Ponte a Signa, è cresciuto di 4,5 metri in sole 12 ore, mentre altri corsi d’acqua come Lamone, Montone e Santerno hanno mostrato repentini aumenti dei livelli idrometrici.
Francesco Vincenzi, Presidente dell’ANBI, sottolinea l’importanza di infrastrutture idrauliche capaci di affrontare eventi atmosferici sempre più violenti: “Premesso che il rischio zero non esiste, è evidente che solo l’attivazione tempestiva di scolmatori e casse di espansione ha evitato conseguenze ancora più tragiche per i territori colpiti”. A queste parole si aggiunge Massimo Gargano, Direttore Generale di ANBI, che richiama l’attenzione sulla necessità di investimenti concreti per l’efficientamento e la costruzione di nuove infrastrutture per la gestione delle risorse idriche.
Il Nord Italia, in particolare il bacino del Po, ha visto un’esplosione della portata fluviale: a Pontelagoscuro il fiume è cresciuto di oltre il 100% in una settimana, mentre in Veneto il Bacchiglione ha registrato un incremento del 217%, il Brenta del 169% e l’Adige del 115%. I grandi laghi alpini, come il Maggiore e il Garda, hanno raggiunto livelli record, causando allagamenti nelle aree più basse.
Di contro, il Sud soffre di un deficit idrico preoccupante. In Sicilia, gli invasi hanno raggiunto solo il 50% della loro capacità autorizzata, mentre in Basilicata gli afflussi ai bacini artificiali sono quasi nulli. Ancora più drammatica la situazione in Puglia, dove l’invaso di Occhito contiene appena 55 milioni di metri cubi d’acqua, di cui 40 destinati a “volume morto”, a ridosso della stagione irrigua e con temperature già superiori ai 20°C.
A partire dal prossimo fine settimana, l’arco alpino sarà interessato da abbondanti nevicate, fondamentali per il bilancio idrico primaverile. Tuttavia, in regioni come la Lombardia, la scarsità di neve in quota si fa sentire, con una riduzione del 54,7% rispetto allo scorso anno. L’Italia si trova quindi a dover affrontare un duplice problema: da un lato, il rischio idrogeologico sempre più evidente nelle regioni centrali e settentrionali; dall’altro, una crescente siccità nelle aree meridionali. Una situazione che evidenzia ancora una volta l’urgenza di un piano nazionale per la gestione delle risorse idriche, capace di rispondere alle sfide di un clima sempre più imprevedibile e violento.