Green
Riscaldamento globale, nessuna riduzione delle emissioni di anidride carbonica
I Paesi virtuosi e quelli irresponsabili. La lista con in testa la Cina
Il riscaldamento globale sta continuando senza interruzioni. Nel 2015 l’Accordo di Parigi del 2015 aveva messo dei punti fermi per evitare di arrivare alla catastrofe e uno di questi punti era quello di garantire che l'aumento della temperatura media globale rimanesse in un range tra 1,5 e due gradi rispetto ai livelli preindustriali.
Per raggiungere questi livelli sarebbe stato obbligatorio eliminare praticamente del tutto i gas serra ma, da quanto rileva il Dipartimento del clima dell’Onu, l’umanità sta andando nella direzione opposta.
Infatti è ormai confermato che, nonostante un lieve rallentamento durante la pandemia da Covid-19, le emissioni globali continueranno a crescere: nel 2030 saranno del 16,3% rispetto a quelle del 2010 con un aumento della temperatura alla fine del secolo di un pericoloso 2,7.
Sono quasi 200 i paesi che si erano impegnati a ridurre le proprie emissioni. A partire da questa estate, 112 paesi ci erano riusciti ma tutti questi insieme rappresentano purtroppo meno della metà delle emissioni globali del pianeta.
Per mantenere a 1,5 gradi l'aumento della temperatura, sarebbe obbligatorio, secondo quanto confermato dal mondo scientifico, diminuire le emissioni di anidride carbonica del 45% nel 2030 rispetto al 2010.
Entro il 2030, rimanendo un riscaldamento di due gradi, la riduzione dovrebbe essere solo del 25 % nel 2030.
Questo trend preoccupa molto ’Organizzazione delle Nazioni Unite che, attraverso Patricia Espinosa, Segretaria Esecutiva conferma che “L’aumento del 16% è motivo di grande preoccupazione. Contrasta nettamente con gli appelli della scienza per una riduzione rapida, sostenuta e su larga scala delle emissioni per evitare le più gravi conseguenze climatiche. La finestra per cambiare rotta ormai è molto piccola, ma è ancora possibile riuscirci”.
Tra i paesi che meno hanno fatto per raggiungere questi obiettivi in testa c’è la Cina insieme a Giappone e Corea del Sud.
Fortunatamente non tutti i Paesi sono irresponsabili. L’Unione Europea, il Regno Unito, il Canada e Stati Uniti sono tra le nazioni che hanno nettamente aumentato i propri piani di taglio e i propri obiettivi per il 2030.
Il World Resources Institute ha diffuso una lista di paesi più o meno virtuosi. Giappone, Sud Africa, Corea del Sud e Cina non hanno presentato i loro nuovi piani nonostante li abbiano annunciati. Né India, Arabia Saudita e Turchia hanno aggiornato i loro obiettivi. Altri, come Australia e Indonesia, hanno presentato piani con gli stessi obiettivi di prima. E altri Stati, come Russia, Brasile o Messico, hanno sviluppato programmi che porterebbero ad emissioni ancora maggior di prima.
Nell’Accordo di Parigi era inoltre previsto che i paesi più sviluppati avrebbero dovuto dare ai più poveri per aiutarli in questo sforzo 100 miliardi di dollari all'anno a partire dal 2020. Ma l’impegno, essenziale secondo l’Onu, non è stato rispettato.
Nonostante ci sia tanta delusione da parte delle Nazioni Unite il vertice sul clima a Glasgow, tra sei settimane, potrebbe essere un buon momento per cominciare a rispettare i patti fino ad ora drammaticamente disattesi.