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Che cosa è il 41 bis e che cosa prevede il carcere duro
L'arresto di Matteo Messina Denaro e il "caso Cospito" hanno portato all'attualità il cosiddetto "41 bis". Ecco che cosa è e come funziona
Ecco che cosa è il 41 bis e che cosa prevede il regime del carcere duro
Definito anche come 'carcere duro', il 41 bis è tra i più controversi regimi carcerari e, in questo periodo, la vicenda legata all'anarchico Alfredo Cospito ha di nuovo acceso il dibattito, sulle condizioni di chi è condannato a scontare la pena detentiva con queste modalità.
Il 41 bis è stato introdotto nel 1992, dopo le stragi di Capaci e via D’Amelio a Palermo, per limitare il più possibile la frequenza dei contatti con l’esterno degli esponenti di vertice delle organizzazioni criminali ed evitare che potessero continuare a comunicare e impartire ordini ai clan. L'articolo 41 bis deriva dal corrispettivo della legge sull'ordinamento penitenziario numero 354/1975, introdotto nel 1986 dalla legge Gozzini.
In Italia ci sono 749 detenuti al 41 bis, di cui 13 donne, secondo un rapporto di Antigone del 2021. La maggior parte dei detenuti in regime di 41-bis sono nella casa circondariale dell’Aquila seguita da quella di Opera (Milano), Sassari, Spoleto, Novara, Cuneo, Parma, Tolmezzo (Udine), Roma-Rebibbia, Viterbo, Terni, Nuoro. Come si vive al 41 bis? “Provate voi a vivere per 21 ore al giorno in un bagno”, disse Antonio Iovine, ex capo del clan camorristico dei casalesi oggi collaboratore di giustizia, un tempo detenuto in regime di 41-bis, ai membri della commissione del Senato in visita al carcere di Badu ’e Carros.
L’obiettivo di questo regime è quello di impedire il passaggio di ordini, informazioni o di ogni altro tipo di comunicazio ne tra i detenuti e le organizzazioni di appartenenza nel territorio.
Nel regime del carcere duro 41 bis i detenuti sono in una cella singola
I carcerati sottoposti al regime 41 bis sono rinchiusi in istituti dedicati soltanto a loro o comunque in sezioni separate dal resto della struttura. La cella di questi detenuti è singola e ci sono: un letto, un tavolo ed una sedia inchiodata a terra. La privacy non esiste, perché il carcerato è sorvegliato dalla Polizia penitenziaria 24 ore su 24 e i contatti con le guardie carcerarie sono ridotti al minimo indispensabile.