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Il mondo non è preparato ad una epidemia globale
Secondo l’OMS potrebbero morire 80 milioni di persone
‘Un’epidemia aggressiva e nuova potrebbe uccidere 80 milioni di persone e mettere a gambe all’aria almeno il 5% dell’economia globale’ è questo l’inquietante quadro dipinto dagli esperti dell’Organizzazione Mondiale della Sanità e della Banca Mondiale, incaricati dall’Onu di analizzare cosa fare dopo i disastri e gli errori durante le epidemia di Ebola in Africa.
I rischi di un'epidemia globale. Il mondo impreparato
Dopo uno studio approfondito sulle infrastrutture, sui professionisti medici e sulle risorse economiche allocate i tecnici hanno dovuto segnalare, con obiettività, che il mondo non è preparato a gestire un’emergenza sanitaria di livello globale.
Il vero errore sta nella non pianificazione dell’emergenza.
Infatti quando nasce un’epidemia si cerca di duplicare gli sforzi per combatterla ma poi, superato il problema, ci si dimentica e non si fa tesoro degli errori.
In che cosa bisogna modificare il comportamento per prepararsi ad un’eventualità emergenziale, che pare non essere così remota?
Secondo gli esperti dell’OMS il nodo principale sta nell’investire di più e meglio nelle strutture sanitarie e nel controllo delle vaccinazioni.
Occorre quindi destinare maggiori fondi alle grandi organizzazioni che lontano contro le malattie più facilmente trasmissibili a livello mondiale come l’Aids, la tubercolosi e la malaria.
I rischi di un'epidemia globale. Il mondo impreparato
Lo studio suggerisce poi alcuni punti concreti che devono essere attivati: in primo luogo è necessario strutturare un piano di sicurezza sanitaria in cui siano chiari i fondi investiti e chi li potrebbe coordinare a livello globale.
Poi i Paesi, insieme all’OMS e alla Banca Mondiale, dovrebbero segnalare priorità di interventi sanitari e soprattutto pensare ad un vaccino universale contro la febbre e ad antivirali di ampio spettro.
Sempre l’OMS, insieme all’ONU, dovrebbero strutturare un piano di crisi per coordinare un’eventuale emergenza sanitaria globale.
Lo stesso rapporto avverte che nessuno, al giorno d’oggi, può sentirsi al sicuro. In un mondo interdipendente e collegato 24 ore su 24 dal trasporto aereo qualsiasi batterio letale può’ muoversi nello spazio di un giorno da un capo all’altro del mondo.
Coscienti di questa minaccia occorre preparare laboratori in zone a rischio e personale qualificato medico e non che sappia gestire non solo l’emergenza dal punto di vista sanitario ma pure da quello informativo sulla popolazione.
Già nel 2000 quasi duecento Paesi si erano impegnati a migliorare la propria sanità ma, dopo quasi 20 anni, i risultati, secondo l’OMS, sono stati piuttosto scarsi.
E la prova di questa debolezza nel gestire l’emergenza si è vista chiaramente nella recente epidemia di Ebola in Congo dove la risposta è stata lenta e la vigilanza debole nonostante che, dal 1976, di questo tipo di epidemia se ne siano succedute ben dieci nello stesso Paese.
Ben pochi tengono conto che i rischi di diffusione di qualsiasi tipo di epidemia sono ora più forti anche perché le popolazioni si concentrano maggiormente nei grandi centri urbani e crescono, soprattutto nei paesi poco sviluppati, in maniera esponenziale.
Il secondo passaggio di questo studio sarà di segnalare, entro un anno, i Paesi che hanno preso misure cautelative sufficienti e quelli che non lo hanno fatto.
La battaglia contro una grande e mortale pandemia è appena iniziata.