Libri & Editori
Cinque libri da leggere affinché San Valentino non finisca mai
Dai fantasy ai romance sino alle ambientazioni orientali, ecco le più belle storie d’amore in libreria
4) Come un fiore di ciliegio nel vento di Etsu Inagaki Sugimoto (Giunti)
Questo è un libro che si discosta dagli altri nostri suggerimenti, innanzitutto per il genere e il livello letterario, in secondo luogo per la vita dell’autrice, la quale, ben lungi dall’essere una giovane instagrammer della nostra epoca, fu una figura centrale nel processo dell’emancipazione femminile dal 1874 al 1950, anno della sua morte. È anche un romanzo che si distingue rispetto agli altri per la sua definizione di memoir, tratto quindi dalla vera storia della protagonista narrata in prima persona, e infine per l’anno di pubblicazione: uscì infatti per la prima volta a New York nel 1925 e divenne immediatamente un bestseller mondiale con il titolo di A Daughter of the Samurai; nel corso dei decenni è stato assunto a punto di riferimento per intere generazioni di donne più o meno femministe, specialmente in quel difficile processo di emancipazione femminile che ha riguardato l’Oriente. Non manca la storia d’amore, ma ciò che la rende davvero potente in questo caso non sono magia, destino o forze sovrannaturali, bensì la veridicità dei sentimenti e dei fatti descritti, il loro essere realmente accaduti a una donna che seppe divenire una vera e propria intellettuale da prendere ad esempio.
Il libro è uscito di recente in Italia edito da Giunti con un’allettante cover, sotto il nome di Come un fiore di ciliegio nel vento; ne è autrice Etsu Inagaki Sugimoto, che nacque e crebbe in un’importante famiglia di samurai, ricevendo dunque un’educazione piuttosto rigida, molta disciplina, senso dell’onore e al contempo la cieca fiducia in alcuni ideali incrollabili derivanti dall’antica tradizione giapponese. Peccato (o per fortuna) che per Etsu quegli ideali non erano affatto incrollabili: tutto cambiò infatti alla morte del padre, quando da una parte fu investita dal dolore, dalla perdita e dalla tragedia, nonché dall’obbligo di sposare un amico del fratello, ma dall’altra ebbe l’opportunità di uscire dal Giappone e di trasferirsi in America, dove lavorava il suo futuro marito. Per lei, mente fervida dalle molte potenzialità e dal grande talento, fu una svolta da cui non poté più tornare indietro, aprendo le porte a un modo di pensare, di conoscere e di ragionare totalmente diverso. E tuttavia negli anni successivi la Sugimoto sentì l’esigenza di guardare indietro, verso quelle origini da cui si era dovuta drammaticamente staccare: rientrò quindi in Giappone e ne seguì con costanza i cambiamenti. Siamo in quell’importante periodo storico in cui la potenza nipponica passò da uno stato feudale a una società moderna, occidentalizzata, vivendo forse più di ogni altra sulla propria pelle il contrasto tra passato e presente, con l’inevitabile difficoltà di conciliare entrambi in maniera indolore.
In questo contesto alquanto interessante, la figura di Etsu Inagaki Sugimoto rappresenta una cerniera che contiene in sé tanto gli elementi della tradizione, della storia e della cultura samurai, quanto la spinta verso la modernità e l’emancipazione, specie quella delle donne. Il suo essere una scrittrice, un’insegnante, una giornalista e più in generale un esempio per molte l’ha resa un’autrice immortale, ancora oggi studiata e amata nelle scuole, nelle università, tra i classici della letteratura femminista. È per questo che la scelta di Giunti di pubblicarne un’edizione recente, con una bellissima cover e la prefazione di Janice P. Nimura, è un’ammirevole decisione editoriale, che inseriamo volentieri tra i nostri consigli. L’amore è presente in ogni riga, ma questo è molto più di un semplice memoir, poiché possiede un valore storico immenso e occupa un posto di rilievo nell’ambito tanto degli studi sul femminismo quanto di quelli sull’Oriente, regalandoci la possibilità di guardare a quel mondo dal privilegiato punto di vista di chi c’era. Una lettura di elevata caratura, quindi, che suggerirei di non perdere, anche per la sua narrativa scorrevole ancora molto attuale.
Lo consigliamo perché: è un pilastro della letteratura internazionale poco conosciuto in Italia. Questa è l’occasione per ridargli il giusto valore e magari portarlo nelle scuole, nelle associazioni, all’attenzione di uomini e donne di tutte le generazioni.