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Libri & Editori
Cinque libri da leggere affinché San Valentino non finisca mai
   

3)  Belladonna di Adalyn Grace (Rizzoli)

Belladonna è quella che potremmo definire la scelta dark e gotica di questo speciale, dove l’amore è presente in molte forme sfaccettate, ma ancor di più lo è l’odio, che si manifesta attraverso la presenza inquietante della Morte. Scritto come una fiaba, tanto che percorrendone le prime righe sembra quasi di star leggendo una favola per bambini o per ragazzi in uno stile volutamente onirico, il romanzo deve il suo titolo al famoso veleno che a lungo è stato utilizzato per togliere la vita nel giro di pochi minuti. Inevitabile, quindi, il richiamo alla prima dilogia che vi abbiamo consigliato, non soltanto per il ruolo fondamentale del veleno, ma anche per il genere a cui il libro appartiene: il fantasy. Cambiano però atmosfere e toni, dal momento che Adalyn Grace, già nota al pubblico internazionale grazie al suo precedente successo All the Stars and Teeth e all’attività di influencer su Instagram, gioca molto con il sovrannaturale, non nel senso della magia antica, quanto piuttosto della presenza di spiriti e forze oscure. Rizzoli ha pubblicato in Italia a gennaio quello che è stato definito dalla scrittrice Stephanie Garber “un romanzo gotico deliziosamente mortale” e lo ha reso ancora più accattivante grazie a una cover floreale dai toni violacei, che nasconde una seconda copertina se si solleva quella cartacea. Il volume si presenta quindi in una bellissima edizione, curata e colorata, in linea con la passione per anime, grafica e videogiochi che l’autrice ha dichiarato di avere.

Belladonna di Adalyn Grace (Rizzoli)
 

Sin dalle prime pagine ci si accorge subito di quell’atmosfera da fiaba maledetta che costituisce un unicum nella narrativa contemporanea. La scena iniziale vede lo svolgersi di una festa, durante la quale i facoltosi genitori di Signa mostrano al loro “amici” l’adorata figlia nata da pochi giorni, decantandone le lodi. Il loro desiderio di apparire e di suscitare ammirazione, tuttavia, si scontra con l’invidia che serpeggia tra saloni e cristalli, vestiti eleganti e ampi sorrisi: qualcuno ha utilizzato la Belladonna per avvelenare tutti i partecipanti alla serata, così nel giro di qualche ora la splendida villa si trasforma in una dimora di spettri. Signa è ancora una neonata, eppure il suo dono di percepire Morte e gli spiriti delle persone defunte, specie in situazioni tragiche, è già presente. La ritroviamo poi a diciannove anni, quando – dopo essere stata affidata a diversi tutori interessati alla sua fortuna, tutti misteriosamente deceduti prima del tempo – conosce una famiglia ancora più inquietante della sua: gli Hawthorne. L’anima turbata della madre morta in circostanze poco chiare si palesa ben presto alla ragazza che, ormai avvezza a questo genere di eventi sovrannaturali, non soltanto la ascolta e le dà credito, ma comprende che l’intera famiglia si trova in grave pericolo. Starà a lei capire come poter salvare loro e sé stessa, ma per farlo occorrerà aprire porte inesplorate e fronteggiare la paura.

Questa è una storia popolata da personaggi al limite dell’ordinario, come il festaiolo Elijiah Hawthorne, che nasconde dietro all’allegria e al suo fare da scapolo donnaiolo un immenso dolore; o come l’affascinante Everett Wakefield, che fa palpitare il cuore di Signa nonostante le sue resistenze; o ancora come l’astuta Marjorie, il cui diario diventa una guida quando il romanzo vira verso il giallo e segue con sempre maggiore suspense le ricerche di Signa per scoprire chi sia il temibile avvelenatore in casa Hawthorne. Ma non sono solo gli individui reali ad avere un’aura tenebrosa e talvolta terrificante, poiché Signa intrattiene un vero e proprio rapporto con Morte, che sin dall’infanzia rappresenta per lei una presenza familiare e che definisce come «ombre che si addensavano per assumere una forma che somigliava a un essere umano». Tra i due si instaura una “relazione” intima e profonda, che ci porta a riflettere sul significato assunto dalla morte per la nostra società, ormai abituata a dimenticarsene, ad allontanarla dalla vista o a posticiparla il più possibile. Viene da chiedersi se non sia più naturale e sano un riconoscimento alla pari, dove alla paura e al rifiuto si sostituisca l’accettazione, nonché la comprensione che la morte non è un nemico da combattere, bensì un elemento essenziale senza cui la vita non esisterebbe.

Si tratta dunque di un romanzo completo e destinato principalmente alle giovani generazioni, a cui è stata data la definizione di romance, mistery, gothic fantasy, giallo; anticipiamo che ne è già pronto il sequel, con il titolo inglese di Foxglove. Appena arrivato nel nostro Paese, è stato accolto con enorme entusiasmo, dopo aver già scalato le classifiche all’estero, dove è uscito questa estate. Merito anche della grande creatività che caratterizza questa storia: la Grace ha affermato che per scriverla ha ricevuto idee e suggestioni dalla musica, dalle serie tv come Vampire Diaries, dalle letture e da ciò che le è capitato di vedere durante i suoi viaggi, senza però mai avere come punto di riferimento un elemento specifico. Tutto il resto, insomma, è pura fantasia. D’altra parte, non bisogna dimenticare il ricco background dell’autrice, che prima di iniziare a scrivere ha accumulato esperienze nel mondo del teatro, delle sceneggiature, delle riviste e altri giornali, nonché della televisione e dell’animazione. È forse grazie a questo mix di influenze che vi ritroverete a leggere un libro originale, dove elementi diversi e a volte in contrasto tra loro dialogano magicamente creando l’effetto di un piacevole straniamento.

Lo consigliamo perché: il filone gothic e mistery sta avendo sempre più successo, specie se associato a quello romance e fantasy. La dilogia della Grace, di cui questo è solo il primo volume, ne è un esempio moderno e intrigante.






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