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Libri & Editori
Cinque libri da portare con sé in vacanza, dalla narrativa alle guide

4)  Lo spirito aspetta cent’anni di Shubnum Khan (Neri Pozza)

Un esordio vincente quello di Shubnum Khan, autrice e artista sudafricana che fino ad oggi aveva sì pubblicato scritti su importanti testate e ricevuto molto apprezzamenti, ma non si era mai cimentata in un vero e proprio romanzo. Nel 2024 è uscito quello che The New York Times Book Review ha definito “una delizia, una scrittura piena di incanto”, in Italia arrivato grazie a Neri Pozza a inizio estate con il titolo di Lo spirito aspetta cent’anni. Così, ci ritroviamo senza volerlo ancora una volta davanti a un libro che intreccia due storie appartenenti a epoche differenti: il presente di Sama, che insieme a suo padre deve affrontare ed elaborare la perdita della madre, e il passato di Meena, che cent’anni prima è morta in circostanze misteriose. A unirle un luogo, Akbar Manzil, un tempo il più grande e fastoso maniero della costa orientale del Sudafrica, ma oggi soltanto un residence triste e fatiscente.


 

In questo romanzo che mescola l’aspetto storico con quello familiare e soprattutto con un certo goticismo, nel richiamo ai fantasmi e ai grandi palazzi decadenti che nascondono segreti, l’autrice vi conduce anche alla scoperta delle tradizioni e dei costumi del Sudafrica, terra di cui solitamente si legge poco, specie in ambito narrativo. L’ambientazione non è dunque irrilevante, così come non lo è il rapporto tra la protagonista Sama e suo padre, non privo di tensioni. D’altra parte il lavoro della Khan ha richiesto molto tempo e ricerche, compresi viaggi che l’hanno portata a contatto con residenze e istituzioni in grado di fornirle tutto il materiale necessario per realizzare un’opera precisa e puntuale, seppur infestata dai fantasmi. Dai monti Catskill a Shanghai fino al deserto del New Mexico, l’autrice si è nutrita delle storie di altri scrittori che, grazie a queste speciali esperienze artistiche, hanno avuto la possibilità di “entrare in contatto con un universo letterario non sempre raggiungibile”.

Se oggi il Sudafrica possiede un livello di emancipazione femminile non ancora al pari di quello occidentale ma comunque accettabile – tema che più volte ritorna tra le pagine di questo romanzo anche di genere –, non era di certo così cent’anni fa, quando i matrimoni significavano accordi politici e la donna veniva considerata proprietà dell’uomo. «Come Roma e Berlino possono testimoniare, un grande obiettivo comune può creare le intese più inverosimili. Il matrimonio di Akbar Ali Khan e Meena Bagum sancì un’improvvisa quanto feroce alleanza tra Grand Ammi e Jahanara Begum. Erano rimaste a guardare, affascinate e inorridite, la storia d’amore tra Akbar e Meena Begum che si dipanava nella casa, mentre i rampicanti sulla parete est si riempivano di una fioritura di gelsomini». I luoghi non sono soltanto elementi di sfondo, ma prendono vita e tirano le fila della trama: vale soprattutto per il grande maniero Akbar Manzil, che custodisce il ricordo del passato. In particolare, nell’ala est di questo grande palazzo si trova una stanza chiusa congelata nel tempo: è proprio lì che Sana troverà l’accesso per un mondo altro che, tuttavia, finirà per invadere il presente e cancellare la linea sottile tra vivi e morti.

Appena uscito in libreria con in copertina una bella illustrazione di Chiara Mattiussi, questo libro edito da Neri Pozza sarà un piacevole viaggio in terre lontane e tradizioni sconosciute, ma anche nei sentimenti umani che ci riguardano tutti da vicino: l’amore, la perdita, la curiosità, la paura, il tutto accompagnato da una prosa raffinata e poetica, che richiama Isabelle Allende e Alice Hoffman.   






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