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Congo, la morte dell’Ambasciatore Attanasio e una guerra dimenticata lunga vent’anni
Congo, i conflitti proseguono ininterrotti dal 1997, specialmente nella zona est del Paese, dove Attanasio e Iacovacci sono morti
La tragica morte in Congo dell’Ambasciatore Luca Attanasio, ucciso insieme al carabiniere Vittorio Iacovacci nei pressi della città di Goma in circostanze ancora da chiarire, riaccende i riflettori sull’Africa. Nel continente nero il quadro dei conflitti è complesso e, benché la narrazione occidentale tenda a semplificarne la natura, molto articolato. Comprenderne a fondo meccanismi e ragioni, inserendo questi conflitti nella contemporaneità, mostrerebbe come le guerre d’Africa siano a tutti gli effetti scontri moderni, pienamente inseriti nei meccanismi della globalizzazione.
Il caso della Repubblica Democratica del Congo è emblematico, come spiega puntualmente Mario Giro nel suo ultimo libro Guerre nere. Giro ricostruisce con perizia di dettagli la complicata situazione del Congo, ex Zaire, dalla presa del potere di Mobutu Sese Seko fino al Nuovo Millennio, raccontando la Prima e la Seconda guerra di Congo, conclusasi nel 2003 con un accordo globale e inclusivo dopo anni di scontri internazionali. Ma per comprendere appieno quanto oggi sta accadendo in Congo bisogna comprendere anzitutto che i conflitti, di fatto, non sono mai cessati. Specialmente nella regione di Kivu, a est del paese, proprio dove si trova il capoluogo Goma, ancora oggi considerata tra le zone più pericolose dell’intero continente.
Negli ultimi vent’anni, in Congo, si è affermata una vera e propria borghesia militare che ha trasformato la guerra in «un’industria di cui è difficile liberarsi». È su queste basi storiche che, da anni, nella regione di Kivu e nella zona del Virunga, al confine con Ruanda e Uganda, continuano a nascere e a crescere gruppi armati di giovani per i quali «guerreggiare diviene un’attività economica, autonoma dalla politica». Warlordismo, lo definisce Mario Giro.
Per approfondire: Guerre nere. Guida ai conflitti nell’Africa contemporanea (Edizioni Guerini, 2020, 280 pp., 22,50 euro)
L’autore. Mario Giro insegna Storia delle relazioni internazionali all’Università per Stranieri di Perugia. Già viceministro degli Esteri dal 2013 al 2018, è membro della Comunità di Sant’Egidio di cui è stato responsabile delle relazioni internazionali dal 1998 al 2013. Da anni opera nel campo delle mediazioni e della cooperazione internazionale. Collabora a numerose riviste e pubblicazioni tra cui l’Espresso, Limes, il Mulino e Domani. Tra le sue pubblicazioni ricordiamo: Globalizzazione difficile. Ridisegnare la convivenza al tempo delle emozioni (Milano 2018). Per i nostri tipi ha pubblicato, con Marco Impagliazzo, Algeria in ostaggio. Tra esercito e fondamentalisti: storia di una pace difficile (1997); Gli occhi di un bambino ebreo. Storia di Merzoug, terrorista pentito (2005); Noi terroristi. Storie vere dal Nordafrica a Charlie Hebdo (2015); Global Africa. La nuova realtà delle migrazioni: il volto di un continente in movimento (2019).