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Coraggio, di Uber Sossi e Valeria Zacchi
di Alessandra Peluso
Cos’è il coraggio? È una domanda filosofica di notevole importanza. Tutta la vita dell’essere umano è fondata sul coraggio, se vogliamo. Fornendo una chiara ed esaustiva argomentazione su tale virtù, Uber Sossi e Valeria Zacchi scrivono per la collana filosofica “Piccole Tracce”, pubblicata da Mursia, giustappunto “Coraggio”. Muovendo dal significato etimologico della parola, della storia e delle figure mitologiche che la rappresentano, Sossi e Zacchi analizzano le diverse forme che appartengono all’esistenza dell’individuo. Così ad esempio, Aristotele parla del coraggio come di una spinta all’azione verso cose dolorose che oscurano la gratificazione del piacere del raggiungimento del fine e che, ciò nonostante, vengono affrontate con lucidità da coloro che riescono a vedere oltre, a non farsi sopraffare dalle ostilità (p. 24). Il coraggioso è capace di trascendere, vale a dire sa superare il limite conoscendolo, appare una contraddizione, ma è la condizione necessaria per vivere; un limite è appunto quello della morte. Siamo consapevoli di morire? Secondo gli autori Uber Sossi e Valeria Zacchi, no.
Ed è presente, infatti, un interessante capitolo da leggere, dedicato al “coraggio di morire”. Non è, inoltre, possibile pensare al problema del limite e del confine senza porre la questione della differenza, che è anche una questione di potere e di sapere: quando Cartesio spiegava che per conoscere la verità, occorrevano idee chiare e distinte, intendeva dire che si conosce solo ciò che si può distinguere dal resto, e che la stessa conoscenza non poteva ammettere bordi sfrangiati o confusi nella differenziazione di questo e di quello. Ma conoscere, in questo modo, significa possedere la virtù del coraggio nel ricercare la “verità”. Tuttavia, occorre evidenziare che, chi è coraggioso affronta la vita in modo saggio, libero, afferma se stesso, vive; in contrapposizione al temerario che invece è colui che si vanta del suo essere o ancora della persona timorosa. Il coraggio e la paura sono, senza dubbio, due accezioni, o contingenze di un’unica e sola sostanza che determina la necessità dell’individuo di esserci ed essere diverso dagli altri. Il testo “Coraggio” dona in particolare, in questo periodo di condizione vitale della società odierna, un graditissimo vademecum, una guida con la quale soffermarsi, riflettere ed essere aiutati a sopravvivere nel mare della precarietà.
È chiaro che, sostengono gli autori, essere coraggiosi non significa opporsi alla volontà superiore della Vita, ma raggiungere la misura, la saggezza, compiendo azioni che non devono danneggiare gli altri, ma superare in un certo senso i propri limiti mentali che impediscono ad ognuno di noi di agire, restando in una situazione paralizzante: «Non è utile rinviare allo straordinario e restare in attesa di una grande occasione che potrebbe non concedersi. Il coraggio è ovunque, nelle grandi come nelle piccole cose».
In aggiunta a ciò, però, Diego Fusaro sostiene l’ambiguità morale della parola coraggio. Un’ambiguità che emerge chiaramente dal fatto che si può riconoscere qualche dose di coraggio anche al più efferato criminale, o anche dal fatto che qualcosa del vecchio eroismo del mondo greco sopravvive quasi solo nei generi della produzione narrativa e cinematografica che celebrano il coraggio di pistoleri e gangster.
Insomma, sono molteplici le considerazioni che possono sorgere, leggendo “Coraggio” di Uber Sossi e Valeria Zacchi; non è scontato che il lettore svilupperà questa preziosa virtù, ma è evidente che né prenderà coscienza di quanto sia importante per la vita di ciascuno, addentrandosi persino nei meandri della storia. Animo omnibus!