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Libri & Editori
I cinque libri suggeriti per la primavera 2023

3)  La portalettere di Francesca Giannone (Editrice Nord)

La portalettere, pubblicato da Editrice Nord, è il caso editoriale di questa primavera 2023 e di certo non potevamo non parlarne, anche perché è un bellissimo romanzo storico ambientato nell’Italia degli anni Trenta, dove il Nord e il Sud si incontrano per dare voce a una storia emozionante, ancora oggi attuale. Lo testimonia il fatto che il libro di Francesca Giannone, da sempre appassionata di scrittura e di pittura, ha visto ben sette edizioni in due mesi ed è salito ai vertici della classifica di vendita dal momento della sua uscita, a inizio anno, senza mai scenderne.

La portalettere"La portalettere" di Francesca Giannone (Editrice Nord)

Di questo lungo racconto, che trae origine da fatti storici realmente accaduti – poi rielaborati attraverso l’uso dell’immaginazione – e da una figura femminile straordinaria ispirata alla bisnonna dell’autrice, colpisce la capacità di narrare eventi svoltisi decenni addietro, riuscendo sempre a farci sentire i personaggi non soltanto credibili ed empaticamente vicini, ma in un certo qual modo contemporanei. C’è, per di più, un filo sottile di femminismo che percorre tutte le 400 pagine, distribuite in un arco temporale che prende avvio negli anni Trenta e arriva sino ai Cinquanta: in realtà, il femminismo vero e proprio – inteso come movimento politico ben preciso e collocabile temporalmente – non aveva ancora avuto luogo, tuttavia la protagonista di questa storia, Anna Allavena, ne è senza dubbio un esempio precoce, come tanti altri se ne verificarono in quegli anni. Bisogna chiedersi, per comprendere appieno la forza innovatrice e rivoluzionaria di questa donna, che cosa significasse fare di mestiere la portalettere in un minuto paesino del sud Italia come Lizzanello. Al nord, da dove la bellissima ed elegante Anna arriva, certe libertà e la visione di una qualche indipendenza femminile erano già accettate, specie negli ambienti più all’avanguardia; ma, come ben sappiamo, tra l’Italia settentrionale e quella meridionale del Novecento esisteva ancora un divario enorme, ancor più calcato se ci si spostava dalla grande città al piccolo paese di provincia. Pertanto, a Lizzanello una portalettere donna non si era mai vista prima.

Leggendo queste righe ricche di descrizioni meravigliose, forti di una scrittura vivida e colorita, si assapora tutto il tempo che fu, con le sue declinazioni più varie: i rapporti all’interno di una comunità alquanto bigotta, il senso di appartenenza alla propria terra, il coraggio di sfidare le convenzioni sociali, il pensiero esibito e praticato, anche quando non richiesto. Non solo: un tema che impregna l’intero romanzo è l’amore, trattato da più punti di vista; c’è, ad esempio, quello che lega Anna al marito Carlo, per il quale lei – ragazza emancipata proveniente da un ambiente del tutto diverso – sacrifica molto, con cognizione di causa e senza mai pentirsene, lasciando la propria terra per diventare un’eterna “forestiera” in quella di lui; c’è poi il sentimento potente e mai esibito che Antonio, fratello maggiore di Carlo, prova per Anna, nonostante sappia quanto sconveniente, oltre che impossibile, esso sia. Questa è allora anche una storia di due fratelli che si innamorano perdutamente della stessa donna e che al contempo si amano come di rado accade, consci di essere l’uno il sostegno dell’altro. “A colmare il disamore della madre c’era stato il suo papà, certamente, ma più di ogni altro Antonio. Era stato lui che l’aveva protetto, coccolato, abbracciato ogni giorno della sua vita, benché avesse appena quattro anni di più”.

Se da una parte La portalettere è piaciuto tanto al pubblico italiano perché ha offerto uno spaccato credibile di un’epoca che sentiamo lontana ma non troppo - quella, cioè, vissuta dai nostri nonni e bisnonni, con la seconda guerra mondiale che a un certo punto rivoluzionò gli equilibri del Paese -, dall’altra essa tesse un solido cordone dal passato al presente attraverso le tematiche femministe, dall’emancipazione alla libertà di essere sé stesse. A tal proposito, infatti, non possiamo ancora dirci del tutto indifferenti alla pressione sociale, alle chiacchiere di paese, a ciò che la società – magari in forme diverse, mutate – si aspetta da noi. Ecco, allora, che la figura della postina, nel suo essere caparbia, diversa e sempre di corsa in sella alla sua bicicletta, rappresenta un esempio per tutte noi. Da ultimo, suscita un fascino notevole quell’apparire di tradizioni e usanze, botteghe e modi di dire, ricette e superstizioni, luoghi, caffè, spiagge e teatri che fanno parte del bagaglio storico-culturale della nostra Italia.

Lo consigliamo perché: è il romanzo del momento, un tuffo nel passato alla riscoperta della tradizione e allo stesso tempo una storia contemporanea che trova una perfetta collocazione nella nostra epoca, portando avanti battaglie non ancora vinte del tutto.  

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