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Lotta per le donne, esce il libro "La bambina che non c'era": anteprima Affari

Di Redazione Cronache

Uno straordinario bestseller racconta il fenomeno delle “bacha posh”, le bambine costrette a vivere come maschi per strappare alla vita scampoli di libertà

In uscita "La bambina che non c'era", un fiore d’amore e lotta per le donne. Anteprima di Affaritaliani.it 

"La mia Bambina che non c’era è un fiore d’amore e lotta per tutte le donne". Uno straordinario bestseller racconta il fenomeno delle “bacha posh”, le bambine costrette a vivere come maschi per strappare alla vita scampoli di libertà.

L’Observer lo ha paragonato a un cult come Khaled Hosseini. L’Express ha scritto che «da tempo non capitava di leggere qualcosa di così emozionante e intenso». Certo è che “La bambina che non c’era”, il bestseller di Siba Shakib che dopo aver scalato le classifiche in mezzo mondo esce in Italia per Libreria Pienogiorno, è uno di quei romanzi che proprio non si dimenticano, a partire dalla sua magnetica immagine di copertina.

COP Shakib La bambina che non c'era Fronte (2)
 

Una straordinaria storia vera: quella di una bambina, Samira, che viene cresciuta come un maschio per poter sopravvivere e risparmiare alla famiglia l’“onta” di aver partorito una figlia femmina. È un fenomeno atavico in Afghanistan, denominato “bacha posh”: bambine costrette a rinnegare la propria identità, a tagliarsi i capelli, a indossare abiti maschili, aiutando le proprie famiglie in quei compiti che di solito spettano solo agli uomini di casa, pur di strappare all’esistenza scapoli di vita e di libertà. Almeno fino alla pubertà.

«Non c’è un giorno nei nove mesi della gravidanza che sua madre Daria non abbia pregato perché nascesse un maschio» racconta Siba Shakib, scrittrice tradotta in 27 lingue, regista, attivista, documentarista, che è nata e cresciuta a Teheran e ha vissuto a lungo in Afghanistan, oltre che in Germania, in Italia e a New York. «Non c’è giorno che non abbia pregato perché nascesse un maschio. Che non abbia tremato per le conseguenze in caso contrario. Solo al primogenito maschio il comandante, suo marito, può trasmettere tutto ciò che ha imparato dal padre e dai suoi avi. Solo un primogenito maschio può garantire al comandante il rispetto della sua tribù, sui monti dell’Hindu Kush. Daria sa bene cosa potrebbe fare il villaggio se mette al mondo una bambina: una femmina vale meno di una pecora, meno di niente. Potrebbe anche non esistere. Così Samira, che nascerà nonostante tutte le preghiere, non vivrà un solo giorno da bambina. In segreto il comandante decide che la crescerà come un maschio e che il suo nome sarà Samir. E che, quando sarà il momento, prenderà il suo posto».

Samira/Samir impara a cacciare, ad andare a cavallo, a sparare e a combattere e gode di una libertà che alle donne è sconosciuta. Molte domande e turbamenti si agitano in lei, ma si allena a soffocarle. Per tutti è un ragazzo forte e saggio e i suoi soldati non hanno dubbi: se mai il comandante morisse in battaglia, dovrà essere lui la nuova guida. «Dopo la fuga dell’Occidente e della comunità internazionale, nell'agosto del 2021, e il ritorno dell’Afghanistan sotto la dominazione dei talebani e del loro regime di terrore, la situazione per le donne si è fatta ancora più drammatica e ha comportato la perdita di ogni sicurezza, a partire da quella di non essere percosse, frustate, molestate, violentate, uccise. Può accadere sempre e ovunque. Quanto alle “bacha posh”, le bambine cresciute come maschi, per quanto il governo formalmente non approvi questa pratica, l'inferno in cui le donne sono riprecipitate e la loro esclusione da ogni forma di vita sociale, l'ha nei fatti rafforzata» commenta Siba Shakib.

«Ho raccontato la storia di una bambina coraggiosa, che lotta per riappropriarsi della propria identità e del proprio destino, per raccontare con lei la storia di tutte le donne in Afghanistan, in Iran, in ogni luogo in cui sono costrette a combattere per la propria libertà» conclude l’autrice. «Il mio romanzo è un fiore d’amore e lotta per tutte le donne: perché se la libertà di una viene negata, ovunque sia, allora tutte siamo in pericolo».