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"Le lettere di Pinocchio", esce il libro postumo di Marco Palmisano

Una rilettura in chiave religiosa e umana del capolavoro collodiano

Pinocchio decide di scrivere all’amato babbo

Carissimo signor padre, voi non potete neanche immaginare la pena che sento nel provare a scrivervi queste poche ma sentite righe. Si tratta infatti del sentimento di tristezza che ammetto di provare nel constatare che mi mancate, e pure tanto. Sì padre, mi mancate. Quando voi infatti, caro padre, lasciaste tutti noi, io ero ancora piccolo e non ho un ricordo ben preciso di quel giorno. Se la memoria non mi falla, ricordo solo che si era già in autunno inoltrato perché gli alberi perdevano già le foglie e che la mamma – quella mattina – in cucina al far della colazione, mi disse di non piangere perché papà, cioè voi caro babbo, dovevate andarvene da casa per problemi seri di lavoro; che coi quattrini non ce la si faceva più. Voi, caro babbo, fino Edizioni Messaggero Padova 24 a quel momento eravate un semplice, ma bravo falegname.

E io vi ammiravo tanto. Ebbene, da quel giorno, da quando cioè andaste via di casa, io non fò altro che pensare a voi. E anche se ormai sono già trascorsi più di sette anni, caro padre, devo dirvi che non c’è sera che il vostro amato figliolo non vada a letto per il riposo della notte, senza volgere a voi il pensiero prima del sonno. Il mio lettuccio è ancora quello, caro babbo, di ciliegio chiaro come me lo avevate costruito voi, con gli intarsi rotondi più scuri e con le lenzuola invece sempre belle bianche candide, perché mamma me le cambia ogni 7 giorni, anche se dice che ora sarebbe il tempo in cui imparassi da me stesso a risistemare le mie cose e la mi stanza. E le ho promesso che lo farò perché non voglio darle troppo incomodo.

Settimana prossima sarà già in arrivo il santo Natale e, come mi avevate insegnato, dovrò scrivere una letterina al Gesù bambino, e lo farò anche quest’anno per chiedere che voi, il mio babbo, possiate far ritorno a casa e sono certo che il Bambinello mi ascolterà, perché in fondo Lui il babbo ce lo aveva vicino e per giunta faceva Edizioni Messaggero Padova 25 l’artigiano come voi e si chiamava pure come voi, Giuseppe. La mamma non sa di questo mio ribollir di sentimenti e di questi miei pensieri; non le dico nulla perché penserebbe che io non sto bene con lei, e siccome non voglio recarle dispiacere, non le faccio capire quanto mi farebbe felice avervi ancora a casa con noi, amato babbo.

Ogni tanto però la mamma, che secondo me sospetta qualcosa, mi appare nervosa e io non capisco bene il perché; dice che lavora tanto, che sta bene in salute e che ha molte amiche, ma mi pare che tutto questo non le basti proprio. Qualche volta poi perde il suo dolce sorriso, diventa anche agitata e mi sgrida per un nonnulla... e se poi mi vien da piangere si arrabbia ancor di più e mi rimbrotta con una voce severa che non è la sua, dicendomi di non piangere e di non fare la femminuccia... ma io, babbo, non so che farci. In fondo son fatto così. E lei non può fare nel contempo da mamma e da babbo. Che a me non piace. Qualche volta viene anche a casa un bravo signore a trovarla; codesto uomo è molto gentile con lei e anche con me e talvolta mi lascia anche Edizioni Messaggero Padova 26 un piccolo regalino, ma non è bravo e simpatico come voi, anche se di voi è molto più giovane. Io comunque penso che tutti i bambini e i ragazzini buoni come me dovrebbero vedere sempre i loro genitori insieme, perché poi, sennò, da grandi come fanno a pensare di poter metter su la loro famiglia...?

Però caro babbo, voi non dovete preoccuparvi per me, io me la cavo bene ugualmente. In queste settimane ho incontrato dei nuovi amici che sono tanto allegri e divertenti e coi quali, dopo le feste, penso proprio che inizierò a progettare tante belle avventure. Questi ragazzi sono tutti un po’ più grandicelli di me, ma mi vogliono un gran bene e mi dicono che se starò con loro tutto il tempo possibile mi porteranno a vedere e a fare cose fantastiche, da riempire i pomeriggi con molti giochi, e io lo farò di sicuro, anche in modo da poter scordare il dispiacere di non vedere mai voi. A loro ho anche già iniziato a chiedere cosa ne pensano delle ragazzine che si vedono a scuola e con le quali non riesco ancora a parlare, con nessuna, perché appena terminano le lezioni scappano tutte di corsa a casa.

E vorrei proprio capire Edizioni Messaggero Padova 27 come fare a studiare un po’ di meno, per avere così più tempo per provare a trovare il modo di stare un po’ anche con loro... che di amiche femmine non ne ho ancora. Così facendo mi distraggo un po’ e talvolta, caro babbo, vi confesso che mi capita di prendere anche qualche brutto voto a scuola, ma non dovete preoccuparvi, perché sono un ragazzino sveglio e vivace e, anche se nessuno ci scommette un soldo, sono sicuro che riuscirò a completare bene i miei studi. (Pensate che la maestra dice sempre che se solo mi applicassi un po’ di più, io sarei il migliore di tutti.)

E la maestra secondo me ci ha ragione, perché anche se sono ancora un ragazzetto, non vi nascondo infatti che mi piacerebbe davvero avere un bel futuro di successo e pieno di tante cose belle; e allora inizio a pensare e a fantasticare su cosa si deve fare per guadagnar e divertirsi, star bene ed essere felici, a cosa serve la vita, a che cosa farò io da grande, quale lavoro scegliere e varie vicende di questo genere. Qualche volta però quando penso a queste cose ho anche un po’ di timore, perché non so bene cosa farò e non sono poi così sicuro di riuscire a farcela a realizzare tutti i miei sogni.

Di tutte queste cose, caro babbo, mi piacerebbe tanto poterne parlare con voi, perché penso che con la vostra esperienza, sapreste davvero darmi i consigli buoni e giusti. Che sono quelli di cui ho tanto bisogno. Vi dico comunque con grande orgoglio che ieri ho terminato tutto quanto il nuovo Abecedario che la maestra ci aveva raccomandato tanto di leggere e che la mamma, in premio, mi ha comprato un cappello nuovo molto bello e simpatico, che è tutto colorato e che mi dona assai, anche se è un po’ troppo a punta. Ma va bene uguale. Vi prometto in anticipo che nella prossima lettera saprò anche essere un po’ più preciso su tante altre cose che ho in animo di dirvi e di chiedervi. Intanto vi invio un forte abbraccio e un grande bacio. Il vostro affezionatissimo figliolo,

Pinocchio Pescia, 13 dicembre 1879