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Barbara D'Urso poco grata a Mediaset: ritorno amaro in tv della conduttrice
Barbara D'urso

Barbara D'Urso torna in tv da Mara Venier: il commento 

È tornata Barbara D'Urso in tv con uno special nella "Domenica In" di Mara Venier. Settanta minuti di talk "core a core" tra le due conduttrici. È tutta ordinaria amministrazione (la vita, l'amore, la famiglia): nulla da dire. Peraltro, D'Urso, 66 anni, è di una bellezza luminosa che fa impallidire anche le ventenni toccate dalla grazia di essere le predilette di Afrodite (dea della bellezza, anche dell'amore).

Il problema giunge quando si arriva a toccare il tasto dolente, Mediaset: "Tutto il mio dolore è ancora qua. Sono stata strappata alla mia vita, sono stata 23 anni in Mediaset, felice soprattutto nei primi anni, per 16 anni sono andata in diretta tutti i giorni, l'azienda mi ha dato tanto ma io ho dato la vita. Il modo terribile in cui sono stata mandata via, il 26 giugno alle ore 16,20, non l'ho dimenticato, nessuno mi ha mai spiegato, per me è ancora un dolore grande, piano piano passerà".

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Insomma... per 16 anni è stata la regina di Mediaset, lì è nato il "dursismo" che è un modo efficace di fare televisione popolare (il cuore, il caffeuccio, il dirsi le cose - a tu per tu - con politici e ministri). Grandi consensi dal pubblico, miopi dissensi dalla critica (ma la protervia dei critici non consente di capire i fenomeni, così si arriva tardi alla comprensione delle questioni).

Sedici anni di successi, poi l'inevitabile cambiamento; tutto evolve. La vita è così: i mutamenti vanno accettati e non subiti. Pertanto, D'Urso avrebbe dovuto dire solo grazie e fermarsi lì: a Mediaset che è stata la casa del trionfo, della consacrazione a star, che ha permesso pure il ritorno della Dottoressa Giò - iconico personaggio della tv degli anni Novanta - nella trascurabile terza stagione con tanto di Christopher Lambert super cattivo. Il resto è cattivo gusto, da evitare. Un'azienda ti ha dato tantissimo e questo si deve fissare nella memoria, non si può vivere di delusione ma si deve cogliere il bello e il buono di una esperienza lavorativa vincente.






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