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Chi è Agnese Pini, la direttrice che non ha nulla da dire ma è sempre in tv

Di Giuseppe Vatinno

Superdirettrice de La Nazione, Il Resto del Carlino e Il Giorno: Agnese Pini, a parte una presenza fisica non sgradevole, ha sempre poco da dire

Un esempio è quando –dopo l’obiettiva vittoria del centro – sinistra a Verona- disse che il centro – destra era diviso perché non c’era un partito veramente predominante, avendo Fratelli d’Italia una piccola maggioranza relativa sugli altri due. Poi dopo le elezioni si è vista come è andata a finire con la stragrande supremazia del partito di Giorgia Meloni proprio su Lega e Forza Italia.

Ma la Pini è una macchina mediatica perché non si limita alla direzione di tre quotidiani. Ad esempio nel 2012 è risultata vincitrice del premio “Comunicatrice toscana dell’anno”. Ogni volta che è presentata ufficialmente è preceduta dalla dizione “prima donna in 160 anni a dirigere lo storico quotidiano”, riferendosi ovviamente a La Nazione. Una sorta di etichetta ecologica per il tartufo ben conservato. Scopriamo che la rivista Forbes l’ha addirittura considerata una delle 100 donne più influenti nel nostro Paese, peccato che nessuno lo sa. Ormai su di lei siamo all’agiografia mediatica. Questa una delle tante presentazioni che vengono fatte su YouTube:

Agnese Pini è la più giovane direttrice di un giornale storico, La Nazione di Firenze. Giovane, e donna, e cattolica. Sorridente e autorevole, sa bene che la sua eccezione conferma la regola di una scarsa considerazione femminile, soprattutto nei ruoli di responsabilità. Ma l’eccezione l’ha vissuta fin da piccola, in una famiglia che ha scelto di allargare il cuore a due figli venuti da un paese lontano, che qualcuno guardava come diversi.

E a Firenze Agnese ha guardato all’eccezionalità di Oriana Fallaci, che è diventata il modello di un giornalismo coraggioso e appassionato alla realtà. È la sola strada, anche nella crisi di questo “cambiamento d’epoca” che coinvolge anche l’informazione. Ma non dobbiamo avere paura dei cambiamenti, non dobbiamo remare contro i tempi nuovi, essere autoconservativi. Le uniche rivoluzioni possibili sono ancora quelle fatte con le parole”. Detto tutto questo resta una domanda chiave fondamentale. Ma Agnese Pini dove trova anche il tempo di dirigere tre quotidiani nazionali e addirittura di coordinarne l’uniformità grafica e stilistica?