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“Elon Musk deve rifondere il mercato con 258 mld", accuse di truffa
L’investitore Keith Johnson sostiene che il fondatore di Tesla abbia architettato una truffa piramidale usando Twitter
Chiesti 258 miliardi di risarcimento a Elon Musk
Non si diventa l’uomo (di gran lunga) più ricco del mondo senza farsi qualche nemico. Diciamo però che Elon Musk sta iniziando ad avere una lista sempre più composita di persone che non amano il suo stile. L’ultimo in ordine di tempo è un investitore, Keith Johnson, il quale ha deciso di chiedere al magnate sudafricano e alle sue Tesla e Space X 258 miliardi di dollari. La monumentale cifra (supera perfino il patrimonio personale di Musk) dipende dalla convinzione di Johnson che Musk abbia manipolato il mercato attraverso una truffa piramidale condotta tramite Twitter.
Un passo indietro. La truffa piramidale - resa famosa dal cosiddetto “schema Ponzi” di inizio ‘900 e portata alla ribalta in tempi più recenti da Bernie Maddoff – è una modalità ingannevole che si basa sul passaparola. Spiegata in pochi passaggi: un soggetto, truffatore, chiede a un paio di persone delle cifre in cambio di un investimento particolarmente profittevole. Con quei soldi inizia a pagare dei rendimenti altissimi, convincendo i primi investitori della bontà dell’operazione e spingendoli a chiedere ad altre persone di aderire. Una volta che la piramide diventa sufficientemente ramificata e che le cifre in ballo diventano sempre più consistenti, il truffatore può decidere di staccare la spina e scappare con il malloppo.
L’accusa a Musk è analoga. Attraverso il suo account Twitter avrebbe spinto il mercato a sovraprezzare la criptovaluta Dogecoin, fino a farla valere quasi 50 miliardi di dollari. Avrebbe impiegato cinguettii ed emoticon per convincere il suo pubblico di riferimento a puntare sulla moneta digitale e poi, una volta raggiunta la massa critica, avrebbe staccato la spina al meccanismo, provocando un tracollo sul mercato. Oggi, infatti, Dogecoin vale meno di un decimo dei livelli raggiunti sotto la spinta di Musk, che aveva parlato apertamente della bontà della criptovaluta e aveva postato spesso foto di un cane shiba, icona della moneta digitale.
Le richieste dell’investitore Keith Johnson ammontano, come detto, a 258 miliardi di dollari, di cui 86 miliardi sono le perdite realizzate da chi ha investito nel Dogecoin e 172 miliardi in danni. Non è chiaro nella denuncia di Johnson quale sia lo scopo della manipolazione del mercato che Musk avrebbe messo in atto: arricchirsi ulteriormente? Dimostrare la fallacia del sistema finanziario americano? Combattere la noia? Quello che è certo è che il magnate sudafricano non riesce a rimanere troppo a lungo lontano dai riflettori, dopo che nelle scorse settimane era addirittura circolata la voce che la sua opa su Twitter, ancorché completata, potesse essere realizzata anche grazie ai soldi dei russi.
Le altre accuse rivolte a Musk
Non è la prima volta che Musk viene accusato di “giocare” con l’universo cripto. Basti pensare all’oscillazione provocata ai bitcoin quando, in un primo momento, aveva dichiarato di essere pronto a far pagare le sue Tesla con la più famosa criptovaluta, provocando un incremento esponenziale delle valutazioni. Poi aveva fatto marcia indietro, dichiarando che i bitcoin inquinano troppo. In questo modo aveva causato un tracollo della capitalizzazione di mercato.
Anche con Twitter, nell’estenuante trattativa per l’acquisizione del social, si è spesso comportato in maniera opaca, tanto che alcuni membri del board dimissionario del social network si sono rivolti alla Sec accusando Musk di aver risparmiato centinaia di milioni di dollari non effettuando le comunicazioni della sua salita nel capitale a tempo debito. Vedremo come si chiuderà questa nuova controversia.