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Huawei: "Tristi per Griezmann, ma nessun software di sorveglianza per uiguri"

La stella francese del Barcellona ha rotto i rapporti con Huawei in seguito a sospetti sulla sorveglianza dell'etnia uigura

Griezmann rompe con Huawei, sospetta che "aiuti il governo cinese a controllare gli uiguri"

La stella francese del Barcellona, Antoine Griezmann, ha annunciato di aver interrotto i rapporti con Huawei, per i "forti sospetti" che il colosso cinese delle telecomunicazioni abbia partecipato alla sorveglianza della minoranza musulmana uigura, tramite un software di riconoscimento facciale per gli uiguri di cui si è avuta notizia in questi giorni. L'attaccante del Barcellona e della nazionale francese dal 2017 era sotto contratto come ambasciatore del brand cinese. 

Huawei: "Tristi per Griezmann, ma non c'è alcun software di sorveglianza"

Dopo la decisione del calciatore francese, arriva la risposta del colosso cinese. Huawei si dichiara "ovviamente rattristata dalla decisione del signor Griezmann di porre fine al suo rapporto con l'azienda". La società si dichiara disponibile a illustrare al calciatore francese il lavoro che sta svolgendo "per affrontare le questioni dei diritti umani, dell'uguaglianza e della discriminazione, per rassicurare lui, e tutti i nostri clienti e partner, che Huawei prende molto sul serio queste tematiche". Precisa inoltre che non viene sviluppato alcun algoritmo o applicazione nel campo del riconoscimento facciale, ma solo tecnologie per uso generico basate su standard globali nel campo del machine learning e dell'intelligenza artificiale.

"Huawei non è coinvolta a livello di applicazione del servizio che determina l’utilizzo di una tecnologia nata per scopi generici. I nostri prodotti e soluzioni sono conformi agli standard di settore e ai relativi requisiti legali" sottolinea. "Huawei aderisce al Global Compact delle Nazioni Unite (UNGC) che sancisce tra i propri principi che le imprese devono sostenere e rispettare la protezione dei diritti umani proclamati a livello internazionale”.

"Il rapporto del Washington Post", precisa, "fa riferimento a un test che non è stato utilizzato nella pratica commerciale. Secondo il Washington Post, il portavoce di Magvii ha affermato che le applicazioni dell'azienda non sono progettate per identificare i gruppi etnici. Il linguaggio utilizzato nel documento a cui si fa riferimento è del tutto inaccettabile e non è riconducibile a Huawei che pone la non discriminazione al centro dei propri valori aziendali. Infine, la persona responsabile dell'approvazione del documento non è un dipendente Huawei, ma un subappaltatore.”