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Le contraddizioni di Repubblica: lettori pro-Palestina e direttore ebreo
Il direttore di Repubblica Molinari contestato a Napoli perché ebreo. Stessa situazione per Mieli, Lerner, Mentana, Ferrara e Schlein
Il direttore di Repubblica Molinari contestato a Napoli
Le contraddizioni alla fine vengono al pettine. E la contraddizione è che i lettori di Repubblica sono in stragrande maggioranza pro Palestina mentre il direttore Maurizio Molinari è ebreo, quindi pro Israele. E negli anni scorsi, quando il quotidiano apparteneva a Gedi di Carlo De Benedetti, c’era lo stesso problema perché anche l’ex Olivetti è ebreo.
Ricordiamo a tal proposito che il matematico Piergiorgio Odifreddi venne cacciato da Repubblica dall’allora direttore Mario Calabresi per aver criticato Eugenio Scalfari sulle fake news che sparava a gettito continuo ma anche la posizione pro palestinesi del professore ebbe il suo peso in una valutazione complessiva. Ora Molinari ha preso posizione sugli eventi di ottobre e l’ha fatto giustamente pro Israele cosa che però i suoi lettori non hanno gradito e soprattutto non hanno gradito i tanti nemici dello stato ebraico, colorati da sempre di rosso.
Il direttore di Repubblica aveva ieri in programma un dibattito con il rettore dell’Università Federico II di Napoli, Matteo Lorito. Il titolo di tutto rispetto: "Il ruolo della cultura nel contesto di un Mediterraneo conteso" faceva presagire un interessante confronto. All’improvviso però il solito gruppo di studenti scalmanati gli ha impedito di parlare, come del resto era successo qualche giorno fa anche a David Parenzo all’Università di Roma.
“Anche se lui sembra non riuscire a capirlo – hanno poi scritto gli studenti - in Palestina sono 30mila i morti ammazzati da Israele. Il direttore di Repubblica e il rettore Lorito come possono parlare di Mediterraneo mentre si consuma, nel cuore dello stesso, un genocidio? Com’è possibile soprattutto invitare in questa situazione il direttore di una delle testate italiane dichiaratamente sioniste, la Repubblica?".
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Una dichiarazione che restituisce anche il livello di esagitazione ideologica e una violenza simil – sessantottina che deve preoccupare perché tanti anni fa, questo clima aprì la strada alla stagione del terrorismo. Lo stesso Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, è dovuto intervenire con una nota esprimendogli solidarietà:
“Occorre bandire dalle Università l’intolleranza, perché con l’Università è incompatibile chi pretende di imporre le proprie idee impedendo che possa manifestarle chi la pensa diversamente”. Lo stesso Molinari ha poi scritto sul suo quotidiano:
"La migliore risposta ad ogni forma di intolleranza è il rispetto per il prossimo. Con grande dispiacere oggi ho scelto di rinunciare alla conferenza in programma alla Università Federico II di Napoli sui temi del Mediterraneo, in considerazione dei rischi per la sicurezza del pubblico causati da un ristretto gruppo di manifestanti. Dopo aver annullato l’evento, ho proposto a questi manifestanti di incontrarli ed ascoltare le loro opinioni sulla guerra in corso in Medio Oriente e su qualsiasi altro tema avessero voluto ma purtroppo hanno rifiutato, dicendo che non erano interessati a incontrarmi e a parlarmi. Resto comunque aperto al dialogo con loro su qualsiasi tema, nel rigoroso rispetto della libertà di opinione garantita dalla Costituzione e del principio della libertà di informazione che, sin dalla fondazione, distingue il lavoro di Repubblica e di tutti i suoi giornalisti".
Ma, come dicevamo all’inizio, resta il nodo del ruolo degli ebrei italiani di sinistra in una sinistra sempre più intollerante e filo – palestinese, quando addirittura non pro Hamas. Una contraddizione che i vari Paolo Mieli, Gad Lerner, Enrico Mentana, Giuliano Ferrara e lo stesso Maurizio Molinari dovrebbero finalmente affrontare.
Ne sa qualcosa la stessa segretaria del Partito democratico Elly Schlein, ebrea che deve guidare il più grande partito di sinistra europeo schierato da sempre con i palestinesi.