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Maria Giovanna Maglie: "Non ho niente a che fare con la Rai"

Riceviamo e pubblichiamo da Maria Giovanna Maglie in risposta all'articolo:

Crisi: sovranisti, salviniani, riposizionandi, la mappa del potere in Rai (ecco il link: http://www.affaritaliani.it/mediatech/crisi-sovranisti-salviniani-riposizionandi-la-mappa-del-potere-in-rai-621689.html?refresh_ce)


Gentile direttore,

Naturalmente capisco per condivisione di mestiere la necessità di riempire in qualche modo in questi giorni un articolo sulla Rai, eterno tormentone della politica italiana, dedita più che alla produzione di materiale decente all'eterna giostra di riposizionamento dei suoi dirigenti e giornalisti. Ma tirarmi dentro anche questa volta, come fa in un articolo appena pubblicato di Affari Italiani Marco Zonetti, è veramente insensato.

Non ho niente a che fare con la Rai, se non perché all'inizio del 2019 il direttore di Rai1 penso' di offrirmi uno spazio serale di 5 minuti più o meno, idea e offerta che hanno suscitato un pandemonio, idea e offerta non sostenute dal suo presidente, e fieramente avversate dal suo amministratore delegato, idea e offerta prontamente ritirate dal suddetto direttore, idea e offerta mai da me seriamente prese in considerazione, nonostante il progetto fosse gia' pronto chiavi in mano, perché conosco troppo bene quella azienda e gli schemi mentali di chi ci lavora e di chi a turno la dirige, compresi i "i rivoluzionari delle cinque stelle".

Concluso rumorosamente quell'episodio, i rapporti tra me e la Rai semplicemente non ci sono. Partecipo volentieri a programmi di informazione politica e di dibattito di Mediaset e de la7. A che pro allora infilarmi tra i nomi in bilico o in discussione, ora che ci si avvicina probabilmente a dei cambiamenti di governo? A parte il fatto che la RAI a trazione leghista l'ha vista in questi mesi solo qualche commentatore spencolato, ma questa è una mia considerazione, perché vengo associata alle sorti della Vita in Diretta o di Uno Mattina o di qualunque altro programma della televisione pubblica? Quanto al premio Rascel, come mai date per buone le fantasiose e malevole ricostruzioni fornite a suo tempo al Fatto Quotidiano da qualche dipendente Rai sfaccendato?

Siccome Francesca Chaouqui è stata ufficio stampa di quel premio ed è anche produttrice della mia striscia di informazione sul web, che sta peraltro andando molto bene e della quale vado molto fiera, questo delinea intrighi e accordi?

Io non ho avuto alcun ruolo che non sia stato quello di incoraggiare privatamente Cesare Rascel, caro amico, a produrre una buona volta un premio dedicato a suo padre, che la Rai ha semplicemente trasmesso qualche giorno fa in seconda serata, omaggio minimo, tributo tardivo e insufficiente certamente a un artista straordinario come Rascel, e un artista della Rai, ma pur sempre almeno un qualche risarcimento.
Per il resto, come ho avuto modo di affermare numerose volte in dichiarazioni pubbliche recenti e meno recenti, ritengo la Rai irriformabile a meno di una improbabile rivoluzione, e ne sto, se non volentieri, convintamente alla larga. Torno allora alla considerazione e alla domanda iniziale. A che pro tirarmi dentro un articolo sul futuro faticoso di chi lavora in quell' azienda, con i miei più sinceri auguri?


Grazie

Maria Giovanna Maglie