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“Quotidiani influenzati dalle banche”: Zingales spara sulla stampa

I quotidiani italiani sono influenzati dalle banche? Se lo chiede in un report Luigi Zingales. E la risposta è sì. Ecco perché

I quotidiani italiani sono influenzati dalle banche? Se lo chiede in uno report Luigi Zingales, professore della University of Chicago Booth School of Business e firma di alcuni giornali.

La risposta alla domanda, a quanto pare, è : tanto più i giornali sono indebitati e tanto più parlano bene di Atlante (il fondo d'investimento che servirà a sostenere le banche italiane nelle proprie operazioni di ricapitalizzazione) e male della riforma delle Popolari. In linea con i grandi istituti del Paese e in direzione opposta alla stampa internazionale.

La versione della stampa italiana (e delle banche) è sul piatto opposto della bilancia rispetto ai giornali esteri. Più delle parole può un grafico. L'Italia è rappresentata dai blocchi verdi: come si nota, l'atteggiamento nei confronti di Atlante (a sinistra) è estremamente positivo. Quello nei confronti del decreto Popolati (a destra) scende sotto lo zero. I giornali esteri sono in blu. E l'orientamento è esattamente opposto.

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Fin qui, l'evidenza di una visione comune tra quotidiani italiani e banche. Perché? Ci sono alcuni giornali con istituti nell'azionariato, certo. Ma Zingales va oltre. Parte da una tabella che registra se un giornale guadagna (vedi Roe) e quanto leverage abbia (cioè quanto sia dipendente dai capitali altrui). Su dieci testate, sei (Corriere della Sera, Sole24Ore, Il Messaggero, Il Giornale, Libero e Il Mattino) hanno un Roe negativo e quattro (Repubblica, QN, La Stampa e Il Fatto Quotidiano) positivo.

Il dato più interessante è però quello sulla leva. La classifica dei più indebitati è guidata da Il Giornale, seguito da QN e Corrire della Sera.

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E' bastato incrociare diagramma e tabella per scoprire una certa relazione tra il livello di indebitamento (con le banche) e la comunanza di visione (con le banche). Questo primo grafico riguarda il decreto Popolari. La linea blue è la valutazione media della stampa estera. Tutti i quotidiani di casa nostra sono più scettici (la linea verde è la loro media). Più si scende in basso e più la critica aumenta. I più aspri sono quindi Corriere e Giornale, tra i più indebitati.

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Altro grafico e cambio di scenario. Questa volta i dati di Zingales prendono in considerazione la linea tenuta nei confronti del fondo Atlante. I trattini blu indicano sempre l'appoggio (scarso) dei giornali esteri. Questa volta la linea blu è molto al di sotto della verde. I quotidiani italiani sono stati tanto duri con il decreto Popolari quanto morbidi nei confronti del fondo salva-banche.

E qui le relazioni, oltre all'indebitamento (come nel caso del Corrire), pesano. A sottolinearlo è lo stesso Zingales. Il Messaggero e Il Mattino sono poco indebitati, ma “sono proprietà di Caltagirone, industriale con un'ampia partecipazione in Unicredit, una delle due maggiori banche del Paese. Editoriale è controllata dalla famiglia De Benedetti, che durante il periodo di questa analisi ha avuto un negoziato con le banche per un'altra sua controllata (Sorgenia)”. Secondo il professore, c'è solo un giornale che “non dipende dalle banche”, perché non ha leverage elevato né istituti nel capitale: Il Fatto Quotidiano.

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Questo non indica, spiega Zingales, la certezza di una relazione causa-effetto. Però è innegabile che, qualsiasi sia l'origine della linea editoriale, “più un quotidiano è indebitato e più sembra concordare con le banche”: “I dati non sono sufficienti, ma ci sono alcuni indizi di come le banche influenzino i giornali italiani”. Come? La risposta non è semplice come potrebbe sembrare. “Mentre è plausibile che le banche mettano pressione sui direttori, è difficile immaginare che giornalisti seri cambino idea per ordine del proprio direttore”. L'influenza arriverebbe in modi che il report definisce “sottili”. 

Primo: “L'influenza si esercita sulle fonti”. Se quelle abituali stanno dalla stessa parte, anche la linea del giornale ne risentirà. E' una possibilità, che però, aggiunge Zinglese “non spiega la differenza tra i giornali italiani e quelli esteri”. Ecco allora la seconda opzione, più verosimile. “I direttori selezionano le opinioni da pubblicare in base a pressioni implicite o esplicite da parte delle banche”. Manovra che non obbliga nessuno a cambiare idea. Zingales cita un esempio che riguarda il Corriere della Sera: “Ho notato che due commentatori abituali del Corriere hanno espresso opinioni negative sul Atlante su quotidiani esteri e magazine online, ma non hanno pubblicato alcun articolo sul Corriere che riguardassero il fondo”. In pratica il professore accusa via Solferino di aver “selezionato i commentatori per scrivere articoli con tagli pro-banche”.