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Repubblica, addio di Verdelli: partigiani si nasce e non si smette di esserlo

Su la Repubblica la lettera di Carlo Verdelli nella giornata del suo esonero dal quotidiano rivolgendosi ai lettori. Sciopero dei giornalisti

''Sabato sarà il 25 aprile, la festa sacra e laica della Liberazione. Repubblica la onorerà con un impegno particolare, visto il momento che il Paese sta attraversando. Sarà il nuovo direttore, Maurizio Molinari, a cui va il mio in bocca al lupo, a guidare il giornale in un momento che sarà insieme di memoria e di voglia di rinascita. Lo seguirò da lettore, con l'attaccamento appassionato per un giornale che è qualcosa di più di un giornale, per una comunità di lettori che ne è la ragione prima di esistenza, per una redazione con la quale è stata una fortuna condividere questo viaggio. Partigiani si nasce, e non si smette di esserlo''. Lo scrive su la Repubblica Carlo Verdelli nella giornata del suo esonero dal quotidiano rivolgendosi ai lettori.

"Non è difficile immaginare che cosa state provando, che sacrifici state facendo, quanti dolori e privazioni state sopportando, senza neanche sapere bene quando questo avrà fine. Non è difficile immedesimarsi nella sofferenza dei bambini, costretti a una lunga stagione senza gli amici, senza la scuola, senza l'aria da mangiarsi a bocca aperta correndo in un cortile o in un prato. Non è difficile patire insieme a quell'Italia ferita e smarrita e smagrita, che sa bene cosa l'aspetta alla fine del tunnel dell'epidemia: sacrifici, sacrifici e ancora sacrifici. E poi -prosegue Verdelli - le scene delle bare, delle corsie con esseri umani stremati dentro a strani caschi, dei medici e degli infermieri che hanno dato letteralmente la vita cercando di salvare quella degli altri".

"La falce del coronavirus ha spezzato in due le nostre esistenze, in un prima che sembra lontanissimo e in un dopo, quello nel quale siamo ancora immersi, che richiederà molta forza e altrettanto coraggio per essere affrontato senza lasciarsi prendere dallo sconforto o dalla furia. Da Repubblica abbiamo cercato di raccontare tutto questo, come è nella storia lunga di questo grande giornale. Raccontare, cercare di capire, provare a spiegare in modo trasparente: il giornalismo non è un affare complicato. E' un mestiere civile, che richiede devozione e passione. La redazione che ho avuto l'onore di guidare in questi 14 mesi -aggiunge- è stata formata su questi principi, li applica in automatico, che si tratti di politica o di finanza, di cultura o di qualsiasi altro argomento di cui è intrecciato il nostro presente".

"Eugenio Scalfari, nel 1976, ha creato il dna di questa scuola di giornalismo e i pochi direttori che gli sono succeduti, a cominciare da Ezio Mauro e poi da Mario Calabresi, l'hanno fatta crescere, gli hanno aggiunto ingredienti, ne hanno rafforzato l'identità. Ho parlato tante volte -continua Verdelli - durante questo mio viaggio, con Eugenio e Ezio, e molto ho imparato dalla sapienza di entrambi. Soprattutto ho imparato, in un corso accelerato, quale sia l'anima profonda di questo giornale, quanto abbia a che fare con i valori forti della democrazia, dell'indipendenza, della libertà". 

 

Sciopero dei giornalisti di Repubblica: ecco il comunicato del Cdr

Cari lettori, Repubblica non sarà in edicola venerdì 24 aprile, giorno in cui anche il sito internet sarà fermo, a seguito dello sciopero deciso a larghissima maggioranza dai suoi giornalisti dopo la decisione del Cda del Gruppo Gedi di sostituire il direttore Carlo Verdelli come primo atto della nuova compagine proprietaria nel giorno del suo insediamento. L’iniziativa dei giornalisti di Repubblica non vuol essere un atto ostile nei confronti del nuovo direttore Maurizio Molinari, al quale sin da ora la redazione offre la propria collaborazione con lo stesso impegno, la dedizione e lo spirito di sacrificio che hanno accompagnato tutte le precedenti direzioni di questo giornale.

Ciò nonostante, la Redazione non può non rilevare come la scelta dell’editore cada in un momento mai visto prima per il Paese e per tutto il pianeta, aggrediti da una pandemia che sta seminando dolore e morte e sta chiamando tutti noi a uno sforzo straordinario. E proprio nel giorno indicato come data della morte del direttore Verdelli dagli anonimi che ormai da mesi lo minacciano, tanto da spingere il Viminale ad assegnargli una scorta. Una tempistica quanto meno imbarazzante. La Redazione di Repubblica, consapevole delle difficoltà che sta attraversando – e non da ora - il settore dell’editoria, continuerà a fare la sua parte, ma chiede al nuovo editore di rispettare i sacrifici che i giornalisti sopportano ormai da anni e di predisporre un piano industriale che preveda investimenti e non ulteriori tagli. Men che meno agli organici.   Repubblica non è e non è mai stato un giornale come tutti gli altri. Ha sempre avuto una identità forte espressa in una linea chiara. “E’ un giornale d’informazione il quale anziché ostentare una illusoria neutralità politica, dichiara esplicitamente di aver fatto una scelta di campo”. Sono le parole usate dal fondatore Eugenio Scalfari nel suo primo editoriale del 1976. Parole che valevano allora. E valgono a maggior ragione oggi. 

 

L'EDITORIALE DI MOLINARI: 'LA STAMPA DIVENTATA PRIMO QUOTIDIANO "DIGITAL FIRST"'

''Da 153 anni "La Stampa" è un quotidiano laboratorio di innovazione in Italia e per me è stato un privilegio dirigerlo dal 2016 come anche lavorarci dal 1997. La capacità di innovare de "La Stampa" sta nel dna di una comunità intellettuale glocal - con le radici nel Nord-Ovest, il cuore a Torino, l'identità europea e la vocazione atlantica - che riflette un territorio dove il rispetto per i valori della Costituzione repubblicana è un tutt'uno con la volontà di affrontare le sfide del presente per tagliare sempre nuovi traguardi''. Lo scrive su La Stampa, Maurizio Molinari, nuovo direttore di Repubblica. Prende il posto di Carlo Verdelli. ''Negli incontri avuti con i lettori - si legge nel suo editoriale - mi sono spesso trovato davanti a questa miscela di cultura antica, curiosità sull'attualità e scommessa sul futuro che descrive il legame inossidabile fra chi acquista e chi crea i contenuti di questa testata. È una miscela unica che nasce sulla carta stampata e ora diventa sempre più digitale, accompagnando le trasformazioni del nuovo secolo''. ''È grazie - osserva - a lavoro, passione e sacrifici di giornalisti, grafici, tipografi, fotografi e dipendenti tutti che "La Stampa" ha affrontato da protagonista la trasformazione digitale, sfidandone i rischi per coglierne le opportunità''. ''Con il risultato - dice Molinari - di diventare il primo quotidiano italiano "Digital First", ovvero che produce senza interruzione contenuti su ogni piattaforma esistente grazie al contributo dell'intero corpo redazionale''.