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Vagnoli e Fonte indagate per stalking, polizia in casa: "Mi hanno chiesto di spogliarmi e..."

Le autorità hanno sequestrato i loro telefoni e computer. Il racconto "choc" delle due attiviste

di Redazione Mediatech

Polizia in casa di Carlotta Vagnoli e Valeria Fonte, il racconto choc: "Mi hanno chiesto di spogliarmi"

Martedì scorso le abitazioni di Valeria Fonte e Carlotta Vagnoli, scrittrici impegnate attivamente nel femminismo, sono state oggetto di perquisizioni da parte delle forze dell’ordine, che hanno anche sequestrato i loro telefoni e computer. Entrambe hanno condiviso sui social il racconto di ciò che è accaduto, descrivendo una procedura particolarmente invasiva.

In una storia pubblicata su Instagram, Fonte ha spiegato di essersi trovata davanti a sei agenti alle 7.30 del mattino. “Hanno perquisito ogni ambiente e poi me personalmente”, scrive, “mi è stato intimato di spogliarmi del tutto, di fare uno squat e hanno controllato persino fra i capelli e nelle orecchie”. La scrittrice precisa poi che, a suo dire, i motivi di questo intervento non sarebbero legati alle sue recenti attività di denuncia contro possibili adescatori o a questioni riguardanti case fittizie in affitto.

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A rendere ancor più misteriosa la vicenda è l’assenza di spiegazioni ufficiali sul perché sia stata effettuata la perquisizione, nonostante la giornalista Selvaggia Lucarelli abbia affermato, nella sua newsletter, che Fonte e Vagnoli sarebbero sotto indagine per stalking e diffamazione aggravata. Secondo Lucarelli, l’accusa riguarderebbe presunti comportamenti vessatori nei confronti di un attivista a sua volta ritenuto un “abuser”.

Anche Vagnoli, nella stessa giornata, ha vissuto un episodio simile, riferendo su Instagram di aver collaborato con la polizia municipale pur non nascondendo la propria perplessità. “In un Paese in cui perfino le più palesi vittime di violenza e stalking faticano ad accedere alle tutele dell’articolo 612-bis (relativo agli atti persecutori), trovo paradossale che qualcuno che abusa si appelli proprio a quella norma per colpire chi difende le vittime”, ha scritto l’attivista.

Nel frattempo, sui social proseguono i botta e risposta, con entrambe le attiviste che accusano giornali e figure note, come Lucarelli, di sfruttare la notizia a scopo di visibilità. “È sconfortante vedere come si stia speculando su questa storia senza alcun contributo utile alla causa”, sostiene Fonte in uno dei suoi ultimi post. Vagnoli, invece, punta il dito contro la tendenza a strumentalizzare le azioni delle femministe per inseguire l’engagement: “Fa sempre comodo mettersi contro le attiviste per un po’ di clamore in più?”, si chiede retoricamente.

Entrambe negano di aver in qualche modo “aggirato la legge” o di aver agito con intenti malevoli, ribadendo la volontà di far emergere la verità su una situazione che, per ora, resta ancora avvolta nell’incertezza.