Medicina

Neonata rischia di morire in volo, salvata da un medico a bordo e dal pilota

Bimba di 10 giorni rischia di morire sul volo per Milano a causa di un ritardo, ma il pilota e un medico a bordo salvano la bambina malata

Bimba in volo per un'operazione urgente, rischia di morire per un ritardo. Slavata da un medico a bordo e dal pilota

 

L'ultima avventura del 'cardiochirurgo con la valigia' è di pochi giorni fa. Questa volta è stato il caso a far incontrare Alessandro Frigiola, responsabile Cardiochirurgia pediatrica del Policlinico San Donato da anni impegnato in missioni in giro per il mondo, con una neonata dal cuore malato. Entrambi dovevano imbarcarsi sullo stesso volo dalla Tunisia all'Italia, in ritardo di 6 ore. Una situazione che per la piccola Sandra, 10 giorni e 1,6 kg di peso, era a rischio vita. 


Per lei Frigiola ha bussato al comandante chiedendogli di mettere letteralmente 'le ali' pur di farla atterrare a Milano prima che le poche scorte di ossigeno rimaste si esaurissero. La durata prevista del volo era superiore (1 ora e 40 minuti, contro 1 ora e 25 di autonomia delle bombole), ma l'impresa del pilota è riuscita. E poiché la temperatura della piccola stava pericolosamente scendendo (non essendo disponibile una culla termica per il trasporto), il medico ha chiesto anche che venisse alzato al massimo il riscaldamento, trasformando il volo "in una spiaggia ad agosto", con il tifo dei compagni di viaggio. 


Morale: la bambina "sta bene", al suo arrivo - 3 minuti prima che l'ossigeno finisse - un'ambulanza l'ha trasportata nel caldo di una culla termica fino al San Donato dove è stata messa nelle mani del cardiologo pediatrico Mario Carminati. "Sandra, nata prematura e di basso peso, affetta da una grave cardiopatia, era diretta nell'Irccs milanese per essere operata - racconta Frigiola - Carminati ha eseguito la procedura di apertura della valvola chiusa che le impediva di sopravvivere. Dopo una settimana è rientrata in Tunisia, suo Paese natale". "Se ha fortuna - continua - potrebbe anche non aver bisogno di altri interventi". Ma se non avesse incontrato un 'angelo custode' di passaggio forse non ce l'avrebbe fatta. "Questa bimbetta non poteva essere operata in Tunisia, perché lì non riescono a trattare patologie di alta complessità in bebè di così basso peso. E questo apre un altro grande capitolo, del quale mi occupo da più di 30 anni: la collaborazione fra i vari popoli e Paesi". Argomento che oggi vede l'Italia in una posizione rafforzata. 


E' il motivo per cui Frigiola ha voluto stringere la mano al ministro Beatrice Lorenzin, al San Donato per la presentazione della campagna 'Papà controllati!'. "Finora la legge impediva ai medici stranieri in Italia per un periodo di formazione di svolgere attività clinica, ma grazie al ministro si è riusciti a modificarla e ora possiamo diventare punto di riferimento per tutto il mondo”.

Lo specialista ha accompagnato Lorenzin in una breve visita ai piccoli ricoverati in reparto e alle loro famiglie, che l'hanno accolta con selfie improvvisati e strette di mano. "Finalmente la nuova norma è passata - commenta a margine Frigiola - Il tema che viene toccato è uno degli aspetti oggi forse più profondi. Noi siamo già nel pieno della globalizzazione e l'Italia potrebbe giocare un ruolo fondamentale perché siamo diventati in 40 anni uno dei Paesi all'avanguardia a livello tecnologico e di formazione per i medici. Possiamo diventare un riferimento su questo fronte, nel campo delle malattie cardiovascolari come in altre patologie. Allora perché non permettere agli stranieri di venire in Italia a formarsi?". Finora questi medici, spiega il cardiochirurgo, "potevano solo guardare e per loro che non parlano italiano non aveva senso venire. Piuttosto si facevano un anno in Inghilterra, in Francia, negli Usa o in Giappone. Voleva dire perdere una grande opportunità di collaborazione, di incontro con i popoli, che poi vuol dire anche ritorno di immagine enorme e di riconoscenza per l'Italia. Finalmente", e al 'fotofinish', "è passata questa legge che permette ai medici stranieri, sotto responsabilità, tutoraggio e riconoscimento dei titoli, di frequentare gli istituti italiani universitari, gli Irccs e i grandi ospedali per dei periodi di formazione. Aspettiamo ora che diventi operativa". "Possiamo così - conclude - creare scuole di formazione per medici extracomunitari, che ci permettano di creare dei legami con questi Paesi in maniera da avere sempre più scambi e salvare sempre più vite di bambini. Perché formando i loro medici questi tornano a casa e sono in grado di operare. Solo così si possono migliorare un po' i rapporti nel mondo e ridurre anche l'immigrazione da questi Continenti".