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Nel 2050 gli italiani saranno 20 milioni meno secondo l’Onu
L’India sarà l’area più popolata al mondo. Seconda la Cina.
Nel 2050 la popolazione italiana diminuirà di un terzo passando dagli attuali 60 milioni a circa 40 milioni di abitanti.
Mentre al contrario, secondo l’indagine demografica mondiale realizzata per l’Onu, la popolazione dell’intero pianeta avrà una forte crescita.
Il numero degli abitanti della terra passerà dagli attuali 7 miliardi e 700 milioni a quasi 10 miliardi nel 2050. Per raggiungere poi nel lontano 2100 gli 11 miliardi.
Il paese più densamente popolato non sarà più la Cina che occuperà il secondo posto ma l’India. Infatti le politiche cinesi di controllo demografico degli ultimi dieci anni hanno riequilibrato lo sviluppo del paese asiatico che si prevede andrà a perdere quasi il 25% della sua popolazione nel 2100.
Nel 2050 l'Italia perderà 20 milioni di abitanti
Tra i cento paesi che sono stati analizzati dall’indagine sono veramente pochi quelli che vedranno negli anni a venire un segno negativo nel loro trend demografico. Fra questi Giappone, Russia, Spagna, Ucraina e le due Coree. Ma in assoluto, dopo l’Ucraina, che perderà quasi il 50% della sua popolazione, dopo Polonia e Romania, è l’Italia a registrare una diminuzione davvero considerevole.
Dove invece la popolazione mostra un trend in forte crescita è soprattutto nel Continente africano. In Nigeria, ad esempio, che si posiziona al terzo posto superando persino gli Stati Uniti e poi in tutta l’Africa Subsahariana.
Le crescite maggiori sono preventivate in Angola, Tanzania, Zambia, Burundi, Burkina Faso, Repubblica Democratica del Congo, Mozambico e Mali. Qui ci saranno aumenti anche del 300%.
Per contro l’Europa continuerà a perdere sostanziosi numeri di abitanti. Quindi la vecchia Europa si indirizza verso un progressivo invecchiamento generale sul modello giapponese.
Nel 2050 l'Italia perderà 20 milioni di abitanti.
Ovviamente le Nazioni Unite non hanno perso l’occasione di sottolineare come questo invecchiamento della popolazione , soprattutto europea, penalizzerà fortemente il sistema di protezione sociale.
Attualmente la percentuale di ricambio sul lavoro ( numero di persone in età da lavoro e numero di pensionati) è dell’1,8% in Giappone mentre in altri 29 paesi, specialmente europei e caraibici, è inferiore a tre.
Il numero crescerà a quasi 50 paesi. ‘Questi valori-segnalano gli esperti delle Nazioni Unite-danno il senso delle criticità che l’invecchiamento demografico porterà al mercato del lavoro, al sistema pensionistico e al sistema sanitario’.
Un tema questo che tutti i Governi , soprattutto quelli europei, non possono fare a meno di prendere in considerazione. Il rischio di rompere equilibri sociali ed economici adesso è sempre più forte.