(Adnkronos) - Per i giudici di primo grado si trattò di “uno dei più gravi depistaggi della storia giudiziaria italiana", come scrisse il Presidente della Corte d'assise, Antonio Balsamo, nelle motivazioni lunghe 1.856 pagine, dodici capitoli, un lavoro minuzioso di ricostruzione che ha rappresentato una tappa fondamentale nel difficile percorso di ricerca della verità. Adesso la Procura generale ribadiscono che "i congiunti di tutti gli uomini della scorta", i "servitori dello Stato che sono stati trucidati in via D'Amelio" hanno il "diritto di sapere e di comprendere fino in fondo, come e perché si giunse alla stagione delle stragi, anche al fine di cercare di lenire un dolore mai sopito, ma che addirittura si amplifica di fronte agli assordanti silenzi sia all'interno di Cosa nostra che all'interno di altri e più differenti contesti". E aveva aggiunto: "I magistrati devono continuare a raccogliere prove certe di responsabilità penali che consentano di addivenire a sentenze definitive di condanna per tutti coloro, anche in ipotesi, esterni a Cosa nostra, che possono avere concorso, a qualunque titolo, e per qualsivoglia scopo, alla realizzazione della strage di via D'Amelio e che, successivamente ai tragici eventi, possono avere mosso i fili, in maniera da determinare il colossale depistaggio delle relative indagini".
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