Politica

Agricoltura, Campania distratta e senza governo. La Cia si mobilita e scende in piazza

Eduardo Cagnazzi

A tre anni dall'approvazione del Piano di sviluppo regionale speso solo l'8% delle risorse. Sotto accusa l'assenza di un interlocutore diretto.

Gli agricoltori iscritti alla Cia incroceranno le braccia e daranno vita ad una manifestazione a Napoli per chiedere al governatore Vincenzo De Luca un confronto sulle politiche per rendere più agevole il Piano di sviluppo regionale, per la difesa delle produzioni e dei prezzi, certezza dei tempi di pagamento. Secondo l’organismo degli agricoltori, la carta del Psr sta sbiadendo nelle pastoie delle procedure senza finora dare ossigeno a chi ne ha diritto. “Non è possibile che nel marzo del 2018 -afferma Alessandro Mastrocinque, presidente di Cia Campania- a tre anni dall’approvazione, dobbiamo registrare solo l’8% della spesa. E si tenga conto che la maggior parte della spesa è rappresentata da trascinamenti della vecchia programmazione. Paghiamo l’assenza di governo, l’epoca delle deleghe all’agricoltura deve finire. L’agricoltura campana merita un assessorato a tutti gli effetti per rispondere nel concreto alle esigenze di chi porta avanti un settore fondamentale per l’economia del territorio, nonostante tutto”.
Di recente la Regione ha approvato una delibera che, nelle intenzioni di chi l’ha scritta, dovrebbe velocizzare la concessione dei finanziamenti fissando dei tempi ai funzionari degli uffici competenti, pena una sanzione. “Agli agricoltori non sfugge che si tratta solo di fumo negli occhi, non si capisce bene cosa dovrebbe cambiare. Questa delibera ci pare un boomerang e un’offesa alla dignità di tutti noi, continua Mastrocinque. “Di fatto si ammette che chi avrebbe dovuto lavorare sinora non lo ha fatto senza che nessuno si sia preso la briga di controllarlo, facendo perdere tre anni alle aziende agricole campane. Francamente non capiamo cosa ci sia da festeggiare”.                                                     Un confronto con De Luca. Cia Campania continua a registrare una mancanza di visione e di strategia e denuncia il depotenziamento di una struttura senza più assessorato. Gli agricoltori iscritti a Cia adesso dicono basta. Per questo motivo venerdì daranno vita a una giornata di mobilitazione per chiedere direttamente al presidente della regione una svolta. “È il momento -denuncia Mastrocinque- di dotare l’ente regionale di un assessore all’Agricoltura che parli di politiche agricole. È il momento che venga divisa l’Adg del Psr dal direttore generale, bastano 4-5 bravi programmatori per scrivere e modificare il Piano. È il momento che la Regione tolga l’agricoltura dalla nicchia in cui è stata costretta riconoscendole la stessa dignità degli altri comparti produttivi. Chiediamo che strumenti e politiche di ricerca, promozione e aggregazione per l’agroalimentare diventino centrali nella programmazione della Regione Campania. Chiediamo l’attivazione di strumenti di visione strategica e complessiva per animare e ripopolare le nostre aree interne!”.
I temi del dissenso: Gal “passacarte", enti commissariati, filiere abbandonate. Per la Cia non è possibile ridurre i Gal a semplici “passacarte”, strutture che dovranno pubblicare gli stessi bandi del Psr con l’aggravante di essere solo per finta più agili ma di fatto più complessi. Non è possibile prevedere come premialità più importante per i Gal la popolazione.”E’ un paradosso! Stiamo infatti parlando di strumenti nati per animare le aree rurali a rischio di spopolamento. Non è possibile che non si aprano ancora i bandi per le misure a superficie per l’agricoltura a basso impatto ambientale. Non è possibile -commenta ancora Mastrocinque- svilire progetti integrati concepiti per animare e far rivivere i nostri borghi rurali a meri finanziamenti di opere edilizie. Non è possibile che la Regione Campania non abbia inserito in una strategia di promozione complessiva i prodotti dell’agroalimentare, mentre si comprano cultivar di oliveti italiani certificate in Toscana, l’alternativa a quelle spagnole. Non è possibile che non si smantellino e riorganizzino quelle realtà che oggi sono solo centri di costo”. Tutto questo, denuncia infine la Cia, mentre la maggior parte dei consorzi di bonifica sono ancora commissariati.