Politica

"Al Metropol ci fu un complotto anti-Lega". Gianluca Savoini rompe il silenzio

Parla il protagonista del falso scandalo russo: "Un caso solo mediatico, volevano dimostrare che i sovranisti sono putiniani e a libro paga di Mosca"

Caso Metropol, Savoini: "In quell'hotel solo per dormire"

Il famoso caso Metropol, quell'inchiesta giudiziaria che ha coinvolto la Lega, si è chiusa in un nulla di fatto, la Procura di Milano ha chiesto l'archiviazione dopo 4 anni di indagini che non hanno portato a nessun riscontro concreto. Dopo anni di silenzio parla Gianluca Savoini, l'uomo al centro della vicenda e considerato molto vicino a Matteo Salvini e alla Lega. "Già nel 2016, in Russia, - racconta Savoini a La Verità - venne da me un esponente di Russia Unita e mi disse di aver ricevuto una telefonata da un giornalista inglese o americano. Mi spiegò che quello gli aveva offerto dei soldi per dichiarare che la Lega era finanziata da Mosca. Questo era il clima già allora. Si voleva a tutti i costi dimostrare che i partiti sovranisti europei fossero tutti a libro paga dei russi".

"L'archiviazione - prosegue Savoini - me l'aspettavo. Hanno creato una macchinazione mediatica a cui poi è seguita un'inchiesta, ma doverosamente. Sono stato dipinto come un faccendiere, un delinquente, un ladro. Ecco, questa gentaglia che si è permessa di parlare così di me senza nemmeno conoscermi dovrà risponderne nelle sedi opportune. Io al Metropol ci sono andato per dormire. Sì, c'era una conferenza organizzata da Confindustria Russia quel 17 ottobre 2018, non da oligarchi o chissà chi. Io ero stato invitato in quanto coordinavo questi incontri per conto di Salvini. Preciso: Salvini segretario della Lega, non ministro. Non c'era nulla di illegale, nulla di illecito".