Politica
"Aprire il porto ai mercati orientali", Beppe Mao vuole la Cina a Taranto

Taranto è una perla gustosa al confine tra due mari che ha sempre fatto gola a molti
Tuttavia, come detto, il protocollo del 2019 ha permesso alla Cina di mettere un piede di traverso alla porta pugliese e sicuramente dietro c’era un piano preciso poi naufragato con la fine del governo giallo – verde. Ora se ne riparla grazie a Grillo che declama la “via della seta marittima” e lo fa nella maniera peggiore possibile e cioè durante la sua tappa romana dello spettacolo dal titolo pienamente condivisibile: “Io sono il peggiore”.
La fa in maniera opaca perché è come una bomba sporca, metà chimica e metà nucleare, mischiando pericolosamente due campi che non dovrebbero mai comunicare: politica e spettacolo. E così ha fatto finalmente l’endorsement: “Dobbiamo aprire il porto di Taranto ai grandi mercantili cinesi. È l’unico porto, in quella zona, ad avere un fondale più profondo di 20 metri”.
Tra l’altro, solo un mese fa Beppe Mao si era materializzato come ai tempi belli e peppinelli del Potere all’insediamento del nuovo ambasciatore cinese a Roma, Jia Guide. Subito dopo ha cominciato a (ri)tessere trame cinesi. Inoltre, risulta che Grillo durante la permanenza romana, abbia incontrato i suoi parlamentari per parlare del “progetto Taranto”.
Fatto strano che desta allarme per la trasparenza democratica, visto che Grillo ufficialmente è solo un privato cittadino. Fortunatamente il governo gli ha “risposto” prontamente picche tramite il sottosegretario Edoardo Rixi, viceministro delle infrastrutture che su La Stampa ha dichiarato l’assoluta contrarietà governativa all’ipotesi dell’entrata dei cinesi nella gestione del porto.