Politica
Riforme, patto Meloni-Tajani-Salvini su autonomia, premierato e Giustizia. La road map della maggioranza. Esclusivo
Intesa di massima dopo la sentenza della Consulta
Una road map precisa che, a parte polemiche sempre possibili da parte di qualche singolo parlamentare o Governatore, dovrebbe mettere al riparo il governo e la maggioranza almeno sul fronte delle tre grandi riforme
Forse un incontro. Più probabilmente un giro di telefonate e un fitto scambio di messaggi whatsapp. Dopo la sentenza della Corte costituzionale che ha chiesto di modificare l'autonomia regionale differenziata, senza però bocciarla, i tre leader della maggioranza - al di là delle dichiarazioni ufficiali - hanno già trovato un accordo di massima per proseguire sulla strada delle riforme.
Sabato 16 novembre il capogruppo al Senato di Forza Italia Maurizio Gasparri, ad Affaritaliani.it, ha subito corretto il tiro rispetto alla pausa invocata nuovamente dal presidente della regione Calabria Roberto Occhiuto, certo non nuovo alle critiche alla Legge Calderoli e alla fretta che, sua opinione, il governo avrebbe dovuto evitare. Gasparri, confermando che i correttivi richiesti dalla Consulta verranno approfonditi prima tra gli azzurri e poi discussi in Parlamento, ha però usato parole chiare: "Il cammino prosegue".
Giorgia Meloni, Antonio Tajani e Matteo Salvini avrebbero - secondo quanto risulta ad Affaritaliani.it - già trovato l'intesa per evitare frizioni e tensioni nella maggioranza. A gennaio, passata la Legge di Bilancio, e al netto dei tanti decreti legge dell'esecutivo da convertire, l'autonomia tornerà in Commissione Affari costituzionali del Senato, da dove era partita, quella guidata da Alberto Balboni (Fratelli d'Italia). E lì inizierà l'iter per le modifiche chieste dalla Corte costituzionale.
Allo stesso tempo alla Camera andrà avanti il premierato, già passato a Palazzo Madama, per arrivare in tempi non troppo lunghi al termine della prima lettura in entrambe le Camere. E allo stesso tempo, verrà accelerata (ed è la contropartita che chiede Forza Italia) la riforma costituzionale della Giustizia, storica battaglia di Silvio Berlusconi, con la separazione delle carriere e soprattutto il sorteggio per il CSM e quindi l'eliminazione delle correnti.
Il patto tra la premier e i suoi due vice è dunque quello di avere entro l'estate 2025 sistemato l'autonomia (certi che a quel punto il referendum di Landini e della sinistra sia superato), approvato in prima lettura anche a Montecitorio il premierato (in modo da poter iniziare a lavorare alla nuova legge elettorale) e aver raggiunto il primo ok in uno dei due rami del Parlamento sulla riforma istituzionale del sistema giudiziario. Una road map precisa che, a parte polemiche sempre possibili da parte di qualche singolo parlamentare o Governatore, dovrebbe mettere al riparo il governo e la maggioranza almeno sul fronte delle tre grandi riforme.
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