Politica
Beppe Grillo, il re dei voltagabbana di insuccesso
Trent’anni fa, a Drive In - un programma umoristico che rivoluzionò la televisione - Gianfranco D’Angelo portava in scena un cane – “As Fidanken!” - ne vantava le capacità, lo sollecitava in ogni modo a prodursi nei suoi numeri, e il cane rimaneva impassibile. D’Angelo lo giustificava, dicendo che l’artista era timido, oppure sosteneva che gli spettatori non vedevano che il cane stava effettivamente imitando qualcuno, cantando, o quello che era. In realtà, il risultato non cambiava mai. Il cane, presentato come un grande dello spettacolo, non faceva assolutamente niente. Se ne stava lì tranquillo ad aspettare la fine. Il presentatore era un vero comico, il presentato era soltanto un cane.
Questo schema sembra riprodursi nel Movimento 5 Stelle. Beppe Grillo ne parla come di un Movimento di popolo, ne vanta la democrazia internettiana, sostiene di sottoporre le proprie decisioni agli iscritti al suo blog, ed altre affermazioni azzardate del genere, e alla fine, quando lo spettacolo si conclude, ci si accorge che in scena c’è stato soltanto Beppe Grillo. Forse il Movimento è un cane. Forse è meno di un cane.
È notizia recentissima che a Bruxelles il Movimento, fino ad ora alleato di Farage, uno dei personaggi più ferocemente antieuropeisti d’Europa, e fondamentale fautore della Brexit, ha cambiato bandiera, e si è iscritto al gruppo liberale Alde. Una delle giustificazioni addotte da Grillo – la toppa peggiore del buco - è che, venendosi così a costituire un gruppo che, come peso nelle votazioni, è il terzo d’Europa ,il Movimento avrà più voce in capitolo, in sede comunitaria.
Ma un momento, questo Movimento non è quello stesso che ha sdegnosamente rifiutato di fare un governo con il Pd di Bersani? Non è quello stesso Movimento che ha posto come un articolo di fede di non allearsi mai con nessuno, perché tutti sono corrotti, tutti fanno parte dell’establishment? Al punto che, in Italia, per esso è concepibile andare al governo soltanto se riesce ad avere da solo la maggioranza dei voti?
Probabilmente dobbiamo avere tutti una pessima memoria, se ricordiamo questa serie di scemenze. In realtà, il M5S è liberale, europeista, e dedito alle coalizioni. Oggi, improvvisamente e senza avvertire nemmeno i dirigenti, ci si insegna che il Movimento di Grillo è stato da sempre per l’Unione Europea, favorevole all’euro, e disposto ad allearsi con altri partiti per partecipare alle decisioni comuni. E se non l’abbiamo capito prima è perché dobbiamo essere un po’ svaniti i vecchi, drogati i giovani e imbecilli tutti.
Poco fa si è parlato di dirigenti, ma dal momento che non si può chiamare partito o movimento quello in cui comanda uno solo, secondo come ha dormito la notte, sarebbe stato più giusto chiamarli capi. Capi, come nelle greggi o nelle mandrie.
Bisogna riconoscerlo, anche all’interno dei “grillini” c’è stata qualche protesta. Ma già il voto dei quattro gatti del Web, il Totem del Movimento, è stato favorevole a His Master’s Voice (in italiano La Voce del Padrone) e ben presto tutti si allineeranno. Un po’ come quaranta milioni di fascisti italiani si sono scoperti antifascisti nel 1944.
Signore Iddio, come si fa a rimanere favorevoli alla democrazia, dopo episodi del genere? Soltanto il ricordo di ciò che hanno combinato personaggi con troppo potere, come Lenin, Stalin, Mussolini e Hitler ci riconduce all’ovile democratico, e a dar ragione a Churchill, nel giudizio sul sistema meno cattivo. Ma l’indignazione è tale che la disperazione si trasforma in sarcasmo. I “grillini” meritano Beppe Grillo, visto che lo sostengono anche se dice che la Terra è quadrata, e l’Italia intera merita il Movimento 5 Stelle, se dovesse prevalere in qualche ballottaggio.
Personalmente non mi preoccupo, per le molte cose negative che ho detto su Grillo e sul Movimento, nel corso degli anni. Se dovesse prevalere, il giorno dopo mi dichiarerei grillino della prima ora, e sarei naturalmente creduto. Come il resto dei miei compatrioti.
Gianni Pardo, giannip.myblog.it
P.S. Il bello è che ora i liberali di Bruxelles hanno rifiutato l’ingresso dei “grillini” nel loro gruppo.
Temistocle, il re dei voltagabbana di successo, dopo avere inflitto al Grande Re persiano la più umiliante disfatta della sua vita, entrato in contrasto con i greci, divenne ascoltato consigliere alla corte di quello stesso Re. Ma poi i greci si accorsero di avere bisogno di un uomo come lui, e così tornò in patria, in una posizione eminente.
Grillo, il re dei voltagabbana di insuccesso, si è offerto ai liberali ed è stato respinto. Prima, in base al principio del rifiuto delle alleanze, ha sdegnosamente rifiutato i doni di Bersani, che gli offriva l’ingresso nel governo, ora si è offerto lui stesso, gratis, come alleato a Verhofstadt, ed è stato rifiutato. Che coerenza e che successo, signora mia!