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Politica
Come ripensare Milano nella nuova Europa
Carmine Pacente

Milano e la nuova Europa

La coesione è oggi ancora più urgente e prioritaria rispetto al passato. Non ci può essere competitività senza coesione. Lo dice il rapporto di Enrico Letta sul Mercato Unico Europeo che non può funzionare correttamente senza coesione. Lo dicono i dati disponibili: 130 milioni di cittadini europei vivono oggi in regioni in stagnazione e 60 milioni in regioni con un Pil inferiore rispetto a venti anni fa per citare i più significativi. Lo dicono le disuguaglianze che aumentano e condizionano i comportamenti anche elettorali delle persone.

La coesione aiuta il processo di integrazione europea, può compensare la transizione ambientale nei Paesi più poveri, ha avuto successo per stimolare crescita e occupazione anche se gli effetti sono spesso contingenti più che strutturali cioè diminuiscono con la fine del sostegno europeo. Ma ci sono anche aspetti negativi che vanno evidenziati e affrontati. Per esempio risultati positivi si sono registrati nella convergenza europea tra est e ovest ma non altrettanto tra nord e sud.

Inoltre i divari crescono rapidamente anche su altre scale territoriali per esempio nelle nostre città medie e metropolitane. La rigenerazione urbana che è spesso collegata al tema della sicurezza, il problema della casa, la mobilità, sono temi decisivi proprio su scala urbana e metropolitana. A Milano lo sappiamo bene. Servono decisioni, strumenti e risorse europee per affrontarli. Ed è questo il senso di una proposta che sto avanzando nelle ultime settimane al Comitato europeo delle Regioni a Bruxelles.

Vorrei che IL Comitato - voce ufficiale di regioni e città a Bruxelles - stimolasse le istituzioni competenti (Parlamento ma soprattutto Commissione europea) a definire molto di più e molto meglio il ruolo delle città nel quadro della nuova politica di coesione europea e degli altri investimenti derivanti dall'Ue. Se ne parla da tempo e molti passi avanti sono stati fatti in questi anni ma non basta. Anzi c’è una diffusa e preoccupante tentazione neocentralista che rischia di farci tornare indietro.

A Milano e nelle nostre città esiste il problema enorme della casa e della rigenerazione di molti quartieri che rischiano di diventare Banlieue. Nelle nostre metropoli esiste il problema che chi vive fuori dai confini amministrativi del capoluogo gode di servizi molto diversi in termini di mobilità ma non soltanto. Chiediamo di riflettere su un ruolo diverso delle città nella nuova architettura europea per meglio affrontare questi temi che toccano la carne viva dei cittadini.

Vorremmo chiedere di rafforzare un dialogo più diretto tra città e Commissione europea; di non centralizzare le decisioni rispettando e valorizzando al contrario il principio di sussidiarietà, la governance multilivello, lo sviluppo locale cosiddetto partecipativo. Vorremmo contribuire alla definizione della nuova agenda urbana europea.

Servono strumenti finanziari per intervenire sul tema casa oltre che su mobilità, ambiente e rigenerazione. Alcune iniziative sono già in corso ma vanno sostenute e rafforzate. Col covid, la crisi energetica, le guerre è cambiato tutto anche nelle nostre città. Vorremmo dimostrare se siamo (stati) in grado (gestendo risorse europee mai viste prima alle nostre latitudini urbane e metropolitane) di meritarci davvero un ruolo centrale nella nuova coesione europea. A Milano le cose stanno funzionando bene ma ci sono molti altri esempi virtuosi da raccontare.

*Consigliere comunale di Milano e membro del Comitato europeo delle Regioni a Bruxelles






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