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Coronavirus, scontro governo task force.Colao: "Over 60 a casa",Conte dice no

Fase 2 al via dal 4 maggio per 2,7 milioni di persone, ma senza dispositivi di sicirezza si richiude subito

Coronavirus, scontro governo task force.Colao: "Over 60 a casa",Conte dice no

L'emergenza Coronavirus in Italia continua, ma il Paese nonostante la fase 1 non dia reali segni di cedimento, soprattutto per quanto riguarda il numero dei morti, prova a ripartire. Ieri Colao ha illustrato al premier Giuseppe Conte e ai commissari Borrelli e Arcuri le linee guida per attivare la fase 2 dal 4 maggio. Ma su un tema la task force e il capo del governo sono in contrapposizione: gli over 60 anni. Sugli schermi della videoconferenza - si legge sul Corriere della Sera - che riunisce anche il capo della Protezione civile Angelo Borrelli, il commissario Domenico Arcuri e diversi sindacalisti, c’è ancora la slide che per i lavoratori con più di 60 anni indica la parola "esonero". E cioè smart working se ruolo e mansioni lo consentono. A casa punto e basta se invece il lavoro a distanza non è possibile. Non a scopo punitivo, naturalmente.

Ma per evitare di esporre a rischi maggiori chi potrebbe essere più vulnerabile. Una cosa sono i tecnici, però, un’altra la politica e le sue battaglie. È proprio per questo che Conte riprende subito la parola. "Be’, sì è meglio. Vorrei subito precisare che nella slide c’è una mera ipotesi di lavoro per la soglia anagrafica astrattamente proposta dal gruppo del dottor Colao. Non sto dicendo che l’hanno fatto in modo del tutto sconclusionato e arbitrario" ma "è una valutazione politica molto sensibile e vi dico subito che il governo ragionevolmente non la raccoglierà".

Colao illustra in modo asettico i punti principali del documento inviato la sera prima a Palazzo Chigi, confermando le anticipazioni del Corriere. Condivide sullo schermo la slide di flusso, che «spiega come ha lavorato il comitato». E disegna subito la cornice: queste proposte non aprono la strada ad «un liberi tutti» ma a una «riapertura e graduale di tutta l’attività produttiva, perché noi non parliamo solo di quello che potrebbe accadere il 5 maggio ma anche di quello che idealmente potrebbe succedere il 12 e il 19 maggio. Il primo step prevede il ritorno al lavoro di 2,7 milioni di persone». In realtà sarebbero 3,8 milioni, di cui 3,1 milioni nei settori con il rischio più basso per tutte e due le voci, esposizione al contagio sul luogo di lavoro e contatti con l’esterno.

Colao conferma - prosegue il Corriere - che per riaprire le attività servono tre condizioni: «Situazione epidemiologica stabile o in miglioramento; sicurezza ed efficienza del sistema sanitario, perché serve un margine per arginare un’eventuale ripresa dell’epidemia; forniture sufficienti dei dispositivi di protezione, come le mascherine ». Se manca una di queste condizioni «si va sulla scritta rossa e si continua a stare chiusi» con quel meccanismo di «lockdown selettivo su base locale»