Politica
Difesa, Italia pronta ad alzare il tetto per le spese militari fino al 2,5% del Pil: solo così l'Ue potrà tornare a contare
Difesa comune Ue, l'Italia si muove per aumentare le spese. Uno sforzo non indifferente, ma che secondo Palazzo Chigi, sembra una misura non più rimandabile.
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Difesa, l’Italia è pronta ad alzare il tetto per le spese militari fino al 2,5% del Pil
L’Italia è pronta ad alzare il tetto per le spese militari fino al 2,5% del Pil. Uno sforzo non indifferente, ma che secondo Palazzo Chigi, sembra una misura non più rimandabile. Resta inteso che queste spese andrebbero scorporate dal Patto di stabilità. Una scelta coraggiosa ma anche doverosa. Il nuovo clima che si respira negli Usa, con l’arrivo di Trump, mette l’Europa intera di fronte alle sue responsabilità.
Il discorso di Vance e il piano sconsiderato di Trump di rinunciare all'influenza degli Stati Uniti in Europa attraverso una Yalta 2.0 a Riyadh sono stati un attacco fondamentale agli interessi e alla sicurezza europei. Ed è per questo motivo che adesso l’Europa deve rispondere a quelle che possono anche apparire come provocazioni di Trump, che usa sia questa minaccia che quella dei dazi come arma per negoziare con il continente Europeo. Ma il problema è anche riuscire a trovare un interlocutore con cui negoziare.
Ed è proprio qui che Giorgia Meloni, grazie ai suoi buoni uffici con Trump e alla autorevolezza internazionale conquistata in questi anni, può giocare un ruolo fondamentale (malgrado Macron cerchi ancora disperatamente di ritagliare per lui quel ruolo di ponte tra Europa e Usa).
Qualche giorno fa, il Segretario alla Difesa britannico John Healey ha sostenuto che una deterrenza credibile nei confronti della Russia richiede garanzie di sicurezza “con un sostegno da parte degli Stati Uniti”, ma questa amministrazione statunitense è troppo inaffidabile, da questo punto di vista, e le potenze europee devono quindi fare affidamento sui propri sforzi. Si tratta però, prima di capire come l’Europa possa effettivamente diventare autosufficiente dallo storico alleato, e “liberarsi” dal giogo, che surrettiziamente gli Usa le impongono, e cioè quello di trattare gli alleati europei quasi alla stregua di sudditi, in cambio dell’ombrello militare che offre in difesa dai pericoli esterni. Ed è questa la grande opportunità che la nuova amministrazione americana sta offrendo all’Europa. Si tratta solo di capire se gli europei saranno in grado di coglierla.
La Russia, infatti, potrebbe ancora provare a dividere l'Europa occidentale dall'Europa orientale, proprio come ha cercato di dividere l'Europa dagli Stati Uniti durante la Guerra fredda; quindi, è necessario trovare un modo per aumentare la deterrenza militare, sia per prevenire qualsiasi slancio aggressivo russo, e non solo, e sia per garantirsi un peso diplomatico maggiore sugli scenari internazionali. Basti pensare alla situazione in Ucraina, dove i paesi europei, nel loro insieme, hanno fornito in termini economici un sostegno a Kiev superiore a quello fornito dagli USA. Eppure, alla fine al tavolo delle trattative si siedono gli Stati Uniti con la Russia e gli accordi sulle terre rare li fa Trump con Zelensky e la Von der Leyen non è stata nemmeno interpellata. Questo proprio perché agli europei, manca la capacità di deterrenza (politica, militare e nucleare) che gli USA anche senza schierare uomini sul terreno erano in grado di garantire.
Inoltre, anche nel semplice ruolo di fornitori di armamenti e munizionamento, al momento gli europei sono terribilmente scarsi sia di scorte sia di capacità produttive. Certo, potrebbero comprare dagli USA per donare all’Ucraina, opzione che a Trump non dispiacerebbe, ma si tratterebbe di un'operazione finanziariamente insostenibile e politicamente vergognosa. L’ipotesi di rendere disponibili le capacità nucleari francesi è poco realistica. Proprio la riluttanza di De Gaulle a mettere a disposizione la Force de Frappe transalpina fu il motivo principale del fallimento dell’ambizioso progetto della CED (Comunità Europea di Difesa) nel 1954.
In effetti neppure la NATO dispone di un proprio deterrente nucleare, in quanto in fondo la decisione dell’eventuale ricorso all’armamento atomico, anche solo in risposta ad attacco nucleare nemico, resta di fatto soggetto alle decisioni finali delle nazioni NATO che possiedono tali capacità (USA, Regno Unito e Francia). Vale la pena poi ricordare che, più per assecondare Washington che per salvare Kiev, i paesi UE hanno interrotto le loro relazioni commerciali con la Russia, avviandosi sulla strada delle sanzioni commerciali autolesioniste, degli aiuti economici e dei prestiti all’Ucraina (che non saranno mai ripagati) e dello svuotamento dei propri già miseri arsenali militari.
Ora, dopo aver tagliato i ponti con il loro principale fornitore di energia, per seguire la via indicata dall’alleato a “stelle e strisce”, gli europei vengono da questi abbandonati e sbeffeggiati. Il mini-vertice organizzato da Macron a Parigi, a cui Giorgia Meloni ha partecipato obtorto collo, ha mostrato l'inadeguatezza della risposta europea alle grandi sfide globali.
L’Europa spende già tanto in armamenti, ma sono spese che si disperdono e che non creano quella massa critica in grado di garantire una difesa militare adeguata. Perché, se è vero che collettivamente i paesi Ue spendono per la difesa meno della metà degli Usa (sono anche più poveri), ma 300 miliardi di dollari circa all’anno non sono poi così pochi. In particolare, gli stati Ue spendono circa il triplo della Russia. Il problema però è la frammentazione della spesa europea, che la rende particolarmente inefficiente. Nonostante gli sforzi dell’Unione volti a favorire investimenti comuni nella difesa, moltiplicati negli ultimi anni, in questo campo, ancora in larghissima parte, ciascun paese tende a perseguire in autonomia i propri progetti e a difendere i propri produttori nazionali, con il risultato di non riuscire a sfruttare i rendimenti di scala e a spendere più di quanto necessario.
Ed è in questa ottica che, come da tempo dicono invano i conservatori europei, in Europa sarebbe quanto mai necessaria la creazione di una difesa e di una politica estera comuni. Solo così l’Europa avrebbe finalmente quel peso specifico a livello internazionale, che la toglierebbe da questa marginalità, in cui è scivolata da decenni. Le prime trattative tra americani e russi, tenutesi in Arabia Saudita, senza nessun rappresentante Ue, per trovare una soluzione al conflitto ucraino, sono una prova evidente di come sia ormai irrilevante l’Europa a livello geopolitico.