Lo sguardo libero
L’Ue acceleri l’adesione dell’Ucraina e degli altri Stati in attesa come strategia di emancipazione dagli Usa
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Ursula von der Leyen e Volodymyr Zelensky
Tra i risultati delle elezioni tedesche, che hanno sancito la vittoria della CDU di Friedrich Merz, e la visita del presidente francese Emmanuel Macron alla Casa Bianca, nel contesto delle nuove strategie del neo-presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, che sta trasformando l’America da superpotenza a potenza prepotente, è passata quasi in secondo piano la dichiarazione rilasciata ieri dalla presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen. Durante la sua visita a Kiev, nell’anniversario del terzo anno dall’invasione russa, insieme ad altri Capi di Stato europei e al primo ministro canadese Justin Trudeau, von der Leyen ha annunciato di fronte al presidente ucraino Volodymyr Zelensky che l’Ucraina potrebbe diventare membro dell’Unione europea "prima del 2030".
Un traguardo atteso da tempo. Da oltre 20 anni, la maggioranza dei cittadini ucraini si riunisce nelle piazze di Kiev, Kharkiv, Odessa, Dnipro e Leopoli con le bandiere dell’Europa accanto a quelle della propria nazione. Basti pensare alle proteste di Euromaidan del 2013-2014, scatenate dalla sospensione dell’accordo di associazione da parte dell’allora presidente Viktor Yanukovych, seguite dall’annessione della Crimea da parte della Russia e dall’inizio del conflitto nel Donbass. Nel settembre 2017 è entrato in vigore l’accordo di associazione tra Ue e Ucraina, ma è stata l’invasione russa decisa da Vladimir Putin nel 2022 a spingere definitivamente Kiev a presentare domanda formale di adesione lo stesso anno. Il 25 giugno 2024 è stato avviato ufficialmente il processo di trattative.
L’allargamento dell’Ue è un tassello chiave nella strategia di emancipazione europea dagli Stati Uniti, concetto sottolineato dal nuovo cancelliere tedesco in pectore Merz. Accelerare il processo di adesione non solo dell’Ucraina, ma anche degli altri Stati in attesa (Albania, Bosnia-Erzegovina, Georgia, Kosovo, Macedonia del Nord, Moldova, Montenegro, Serbia e Turchia), indipendentemente dallo stato del loro percorso di adesione (domanda presentata, status di candidato, negoziati avviati o bloccati), è essenziale per rafforzare la sovranità dell’Europa e consolidare la sua autonomia strategica.
Questo obiettivo richiederà passaggi complessi: dalla trasformazione dell’Unione in una federazione con una politica estera e militare comune alla riduzione della dipendenza da Stati Uniti e Cina attraverso investimenti in settori strategici come semiconduttori e intelligenza artificiale; dall’adozione di strumenti finanziari come gli eurobond a una nuova governance dell’immigrazione; dall’indipendenza energetica allo sviluppo di nuovi modelli di partecipazione democratica; dalla promozione dei valori europei nel mondo al rafforzamento delle partnership strategiche con Regno Unito, Africa, America Latina e Asia; fino al consolidamento del soft power europeo attraverso cultura, ricerca e il suo modello sociale.