Politica
Donatella Di Cesare non molla: posta una stella nera e attacca Cacciari
Nuove polemiche sull’opportunità che la professoressa di Filosofia de La Sapienza Donatella Di Cesare resti a insegnare
Donatella Di Cesare non molla. Ieri posta una stella nera
Ci eravamo occupati ieri del caso della professoressa di Filosofia de La Sapienza Donatella Di Cesare. Ma la vulcanica docente non si ferma e raddoppia, anzi triplica. Ricordiamo che in questi giorni è esplosa una forte polemica per il fatto che la Di Cesare avesse messo su X un post che ha scandalizzato: “La tua rivoluzione è stata anche la mia. Le vie diverse non cancellano le idee. Con malinconia un addio alla compagna Luna #barbarabalzerani”.
La rettrice de La Sapienza, Antonella Polimeni, ha invero preso subito le distanze: “A nome di tutta la Comunità accademica ricordo l'altissimo tributo di sangue pagato dall'Università Sapienza nella stagione del terrorismo, conferma la ferma condanna di ogni forma di violenza e prende le distanze da qualsiasi dichiarazione di condivisione o vicinanza a idee, fatti e persone che non rispettano o hanno rispettato le leggi della Repubblica e i principi democratici espressi dalla Costituzione”.
Nel frattempo il giornalista Massimo Gramellini ieri nella sua rubrica “Il caffè”, l’aveva sagacemente punta con un articolo dal titolo “Donatella e la Luna”, facendo riferimento al nome di battaglia della Balzerani quando militava nelle Brigate Rosse. Contemporaneamente se l’era presa anche con la collega del Corriere della Sera, Maria Egizia Fiaschetti, rea di aver fatto un articolo sul suo ritorno in aula e aveva messo nel titolo che “La Sapienza valuta provvedimenti”.
Donatella Di Cesare, le parole di Massimo Cacciari
“E la libertà di insegnamento? L'autonomia dell'università? Contenuti della mia lezione ripresi da giornalisti presenti a mia insaputa dentro l'aula e riportati (con foto non autorizzate) su un quotidiano nazionale”, questo il suo irato post di risposta su Facebook, non prima però di aver ringraziato il filosofo della laguna, Massimo Cacciari che aveva avuto parole di conforto per lei. Ma oggi ha fatto di più ed ha pubblicato interamente un articolo dello studioso del pensiero debole, dal titolo “Di Cesare, Balzerani e un paese infelice che scorda i maestri da Croce a Gramsci”.
Cacciari parte di elogio spinto della Di Cesare “filosofa di rilievo internazionale, formatasi nelle scuole di assoluto rigore scientifico ed etico”. Cacciari, grazia sua, parla almeno di “estemporanea nota” sulla Balzarani, che sarebbe stata interpretata dai media senza “contestualizzare” il fatto che la prof è famosa e sa quello che dice. Ma se questa interpretazione di Cacciari fosse vera sarebbe anche peggio perché appunto proviene da una filosofa nota e acclarata e il testo del post non lascia molti dubbi a come la Di Cesare la pensi.
Nel frattempo, tra il post della lezione e quello di Cacciari, l’infaticabile professoressa era di nuovo balzata in trend per un altro suo intervento, sempre su Facebook, corredato da un manifesto attaccato ad un muro che dice: “Contro la censura di Stato. Libertà di espressione nelle università! Solidarietà con la professoressa Di Cesare”, niente firma ma in cambio faceva bella mostra di sé una inquietante stella a cinque punte nera che sembra fare riferimento ad un simbolo anarchico. Oddio, sempre meglio di quella rossa che imperversò nelle università negli anni del terrorismo, ma sempre inquietante è. Meglio lasciare le stelle in politica, sia quelle rosse che quelle nere. La professoressa però non si limita a postare ma risponde anche: “Ringrazio gli studenti del Dipartimento di Filosofia per la loro solidarietà”.
Nuove polemiche sull’opportunità che Donatella Di Cesare resti a insegnare
A questo punto nuova valanga di polemiche sull’opportunità che la Di Cesare continui ad insegnare all’Università, in un ruolo non solo di conoscenza ma anche di formazione. In effetti sia il post sulla terrorista Balzerani, che quello di apparente natura anarchica pongono dei problemi. Le BR volevano distruggere lo Stato borghese per poi ricostruire il mitico Stato proletario mentre gli anarchici lo Stato lo vogliono distruggerlo e basta. Ora, l’Università è una istituzione proprio di quello Stato che si vuole abbattere con la violenza rivoluzionaria. È dunque opportuno che lo Stato paghi un lauto stipendio a chi lo contesta così violentemente?
La risposta viene da sé.