Politica
Draghi non vuole andare al Colle nel 2022. Il rebus Quirinale agita i partiti
Non che il Quirinale non sia nei pensieri di Draghi, ma...
Il tema del Quirinale e del prossimo presidente della Repubblica - l'elezione in Parlamento avverrà all'inizio del 2022 - sembra lontano dal dibattito politico e, quantomeno, non riempie ancora le pagine dei giornali. Ma, dietro le quinte, i partiti stanno già discutendo, trattando, facendo calcoli e ragionamenti. Tra ipotesi principali e subordinate. C'è una voce, però, dirompente che ovviamente non trova e non può trovare conferme ufficiali, ma che arriva tanto dal Partito Democratico quanto dalla Lega: il premier Mario Draghi non ha alcuna intenzione di offrire la propria disponibilità per succedere a Sergio Mattarella tra otto mesi. L'ex numero uno della Bce - spiegano diverse fonti di governo - intende proseguire il suo mandato fino al 2023, ovvero fino a scadenza naturale della legislatura.
Non che il Quirinale non sia nei pensieri di Draghi, ma al momento l'impegno preso con il Paese, prima ancora che con i partiti, è quello di far uscire l'Italia dalla crisi pandemica ed economica. Centrale, ovviamente, l'implementazione del Recovery Plan e, di conseguenza, il rapporto con l'Unione europea. Le forze politiche della maggioranza ancora sperano che Mattarella possa tornare sui suoi passi e, nonostante quel "l'anno prossimo mi riposerò" di qualche settimana fa, accettare almeno un altro anno al Quirinale in attesa delle urne e che Draghi si liberi. Altrimenti il rebus della partita per il nuovo Capo dello Stato rischia di diventare un empasse e quindi un serio problema per l'azione di governo e Parlamento, anche perché l'ipotesi Marta Cartabia non scalda i partiti. Soluzioni politiche - come Dario Franceschini o Valter Veltroni o Silvio Berlusconi - sono invece divisive e, anche se trovassero i numeri dal quarto scrutinio, minerebbero il clima di unità nazionale e quindi le fondamenta stesse dell'esecutivo Draghi.